Da padre in figlio e da zio a nipote, il sistema criminale degli Zagaria, famiglia camorristica del clan dei Casalesi è da manuale. Le dinamiche, nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal Gip Leda Rossetti, a seguito delle indagini della Dda di Napoli coordinate dal pm Maurizio Giordano, sottolineano la capacità di controllo criminale e la rete di sostegno di cui la camorra dei Casalesi riesce ancora a beneficiare.
di Tina Cioffo
L’operazione scattata la scorsa notte e denominata ‘Scettro’ vede otto persone in carcere, tra cui i tre fratelli Filippo, Nicola e Mario Francesco Capaldo, e quattro persone con il divieto di dimora. Nel corso delle perquisizioni, ritrovati anche 200mila euro in contanti a casa di uno degli indagati. Il capostipite dell’organizzazione, secondo le indagini, è ancora una volta Filippo Capaldo, indicato già da anni come il prescelto dallo zio camorrista Michele Zagaria, capo clan dei Casalesi per il cartello dei casapesennesi, oggi ergastolano. Diversi i reati che vengono contestati e che tracciano un quadro nel quale i Capaldo degli Zagaria conoscono bene le regole della giustizia e tentano di eluderle. Gli affari, messa da parte la violenza fisica si spostano sul piano economico e giudiziario.
Dall’edilizia ai supermercati
Dalle intercettazioni emerge chiaramente la preoccupazione di Filippo Capaldo rispetto al rischio di vedersi sequestrati dei beni e dunque comanda alla moglie Miranda Piccolo, madre di Raffaele (portato spesso anche ai colloqui in carcere) e di Beatrice, e ai fratelli di liberarsi di alcune proprietà con l’aiuto di una sua complice. Scaltri anche a pensare di distrarre il business dall’edilizia, maggiormente sottoposta all’attenzione della magistratura e delle forse dell’ordine, alla catena alimentare che assicura tra l’altro una costanza di guadagno. Le attente indagini di ricostruzione del Ros e del Nic svolte tra febbraio 2016 e maggio 2019, hanno infatti documentato il controllo criminale della famiglia Zagaria con diretta azione dei fratelli Capaldo, nel settore della distribuzione alimentare. E’ stata dimostrata la partecipazione della famiglia Capaldo nella “Distribuzione Siciliano srl”, società operante nel commercio all’ingrosso di prodotti alimentari, nelle catene di supermercati “Pellicano” e “Jolly Market” presenti con 21 punti vendita nella provincia di Caserta, nelle aziende produttrici di beni alimentari “Ovopiù di Gravina Giuseppe srls” e “I sapori di bufala srls”, nella “3K srls”, impresa attiva nella produzione e commercializzazione di prodotti in plastica destinati all’uso alimentare nonché nella “Santa Maria srl” utilizzata per continuare a distribuire il latte a marchio Parmalat nel territorio casertano dopo la confisca della “Euromilk srl”. Sono stati documentati pure gli investimenti dei Capaldo a Tenerife, dove dalla primavera del 2017 hanno avviato un’attività di noleggio veicoli.
Tutto in mano alle donne
Nelle conversazioni intercettate tra Filippo Capaldo con la moglie Miranda Piccolo e i fratelli, Nicola e Francesco, emerge poi il tratto di una famiglia alla disperata ricerca di soldi. Le preoccupazioni di Filippo Capaldo sono costanti. La disponibilità di denaro è nelle mani di una donna, Michela Di Nuzzo e della madre Viola Ianniello. E’ alla prima in particolare che la famiglia dei Capaldo – Zagaria devono rivolgersi per ordine di Filippo che in un’occasione in particolare si adira particolarmente con i familiari che non hanno fatto quanto aveva loro detto nel corso del precedente colloquio. I patti si devono mantenere, i soldi si devono pretendere e racimolare: ‘accocchiare’ è così che dice Filippo Capaldo. Sono camorristi di seconda generazione e capiscono come funzionano le indagini, sanno che possono essere intercettati e che possono essere chiamati a dare spiegazioni, allora si costruiscono false verità anche rispetto ai rapporti. E’ Filippo Capaldo che suggerisce alla moglie Miranda di ingannare gli inquirenti e far pensare che la relazione con la Michela DI Nuzzo sia di natura amorosa piuttosto che di affari criminali.