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Coronavirus, la gente ha fame ed insieme ai nuovi poveri cresce la disperazione

Coronavirus, la gente ha fame ed insieme ai nuovi poveri cresce la disperazione

L’emergenza Coronavirus è ancora in atto ma dentro casa c’è un problema che va oltre le restrizioni ed il divieto di assembramenti: la gente comincia ad avere fame e a non avere più soldi in tasca per mettere il piatto a tavola. La disperazione fa pensare di andare oltre l’ordine precostituito e non per spirito di violazione ma per istinto di sopravvivenza. Si gioca una partita vitale. In ballo ci sono anche molti bambini ai quali i genitori temono di non poter assicurare un pezzo di pane. Il contagio Coronavirus ha acuito e rischia di farla scoppiare, una situazione già critica. Il protrarsi delle chiusure delle attività produttive e di quelle del terziario, per non parlare dell’esercito di precari rimasti invisibili per troppo tempo. Chi sente piangere il figlio di fame e chi non riesce a vedere la luce in fondo al tunnel può ad un tratto diventare manifesto e rumoroso e guidare una rivolta che fa saltare ordinanze e decreti. Già cominciano a vedersi sui social, scene di supermercati presi d’assalto o di padri di famiglia che dopo aver comprato pasta, pane e olio confessano di non aver soldi per pagare. Il sommesso grido partenopeo di arruvutatevi già si sente e restare sordi causerà molti più danni.

Non ha soldi per comprare le medicine e c’è chi chiede del semplice sapone per lavarsi

A giustificare la condotta dei rivoltosi per fame ci saranno anche coloro che la fame non l’hanno mai sofferta ma che si sentono minimamente solidali perché infiacchiti dall’imposta clausura domestica che ha messo in stand by tutta la spensierata mondanità. E’ impossibile non provar pena nel senso di pietas per l’umile famiglia dell’agroaversano che con tre bambini confessa di non farcela neppure a comprare le medicine per il figlio che soffre di broncospasmi e che ora con la reclusione non può respirare aria di mare. Inumano sarebbe pure far finta di nulla dinanzi allo sfogo di Maria, nome di fantasia, che chiede del detersivo e del sapone. Non della pasta o del pane ma dei prodotti per l’igiene per lavarsi e per non perdere quella dignità che le è propria. Presto accadrà anche in altre città e oltre la Campania, dove il precariato la fa da padrone. Lavoratori pagati per un part time ma che in realtà hanno sempre lavorato full time accettando che il titolare si trattenesse l’assegno familiare per non perdere anche quelle 700 euro al mese. Chi viveva lavorando alla giornata ora il nuovo giorno lo maledice perché non sa come fare. I sindaci intanto hanno concesso la sospensione dei pagamenti dei tributi comunali, il comune di San Cipriano D’Aversa ha rinviato il termine a maggio. Casal di Principe, Aversa, Caserta,Villa Literno e Santa Maria Capua Vetere ma anche altri si sono organizzati secondo le proprie possibilità distraendo capitoli di bilancio. Il problema non è secondario e le iniziative spot non bastano, è necessario un piano di integrazione immediato.

Tina Cioffo

redazione

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