Sono stati tra i primi a chiudere e ora dopo un mese di lucchetti alle porte, la Fase 2 dell’emergenza Coronavirus non è salvifica. I baristi sono in difficoltà tra sanificazioni da fare e dispositivi di sicurezza da adottare, chiedono aiuto. Allarme di Russo del Cocktail Bar Radici Clandestine
A Caserta la maggior parte dei bar sono chiusi. Tommaso Russo gestisce nei giardini di Corso Trieste, a piazza Aldo Moro, il Cocktail Bar Radici Clandestine, e anche lui ha messo i suoi dipendenti in cassa integrazione. “Ho chiuso due giorni prima del lockdown perché la gente non si divertiva più – dice – e aprirò nuovamente quando ci saranno più sicurezza e meno prescrizioni. Riaprire per poi rischiare di richiudere sarebbe deleterio. Lo Stato ci aiuti a sostenere le spese vive”.
Russo lancia poi un appello per i piccoli locali del centro storico di Caserta, tutti ubicati nei pressi della Reggia. “Hanno poco spazio interno ed esterno. Potrebbero scomparire senza sostegno”, denuncia. Ed intanto sono rimasti quasi tutti chiusi i bar anche nella restante Provincia, e probabilmente neanche tra una settimana, quando il lockdown dovrebbe finire e sarà possibile il take away, riapriranno.
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