I sussidi hanno aiutato milioni di famiglie a ridurre l’impatto delle bollette, ma il nodo ISEE continua a lasciare fuori una parte rilevante della popolazione fragile.
Negli ultimi anni i bonus per l’energia si sono rivelati uno strumento fondamentale per arginare gli effetti dell’aumento dei prezzi nelle bollette domestiche. Secondo l’ISTAT, queste misure hanno avuto un ruolo concreto nel ridurre la povertà energetica, specialmente durante il biennio 2022-2023, quando il costo del gas e dell’elettricità ha raggiunto livelli record. Grazie all’ampliamento temporaneo delle soglie ISEE, milioni di famiglie hanno potuto beneficiare di sconti automatici sulle fatture, alleggerendo un peso economico che rischiava di diventare insostenibile. Rimane però una criticità di fondo: una parte consistente della popolazione vulnerabile non è stata raggiunta dai sussidi, vuoi per l’assenza di una certificazione ISEE aggiornata, vuoi per limiti troppo rigidi nella selezione dei beneficiari.
Una platea variabile tra anni di crisi e ritorno a soglie più basse
L’evoluzione dei numeri racconta bene il peso che i bonus hanno avuto negli anni più duri della crisi energetica. Nel 2021 erano circa 2,5 milioni le famiglie che avevano accesso al sostegno, ma con l’innalzamento delle soglie ISEE il numero è salito a 3,7 milioni nel 2022 e a 4,5 milioni nel 2023. Un incremento notevole, che coincide con gli anni di maggiore emergenza. In quel periodo gli importi medi dei bonus erano più elevati, il che ha permesso di ridurre sensibilmente il rischio di esclusione energetica.

Il quadro è cambiato già nel 2024, quando si è tornati a criteri più restrittivi: la platea è scesa a circa 2,7 milioni di famiglie. Questo calo ha ridotto l’impatto complessivo della misura e ha riportato all’attenzione il problema delle famiglie che, pur avendo accesso al bonus, non riescono a uscire dalla condizione di povertà energetica. In pratica, se l’aiuto economico si riduce, chi già viveva in una situazione critica continua a non riuscire a sostenere il costo delle bollette, restando in difficoltà anche dopo l’applicazione dello sconto.
Il nodo ISEE e la necessità di nuovi criteri di selezione
Il limite principale individuato dall’ISTAT riguarda l’utilizzo dell’ISEE come unico parametro per stabilire chi ha diritto al bonus. Molte famiglie in difficoltà non hanno presentato la dichiarazione ISEE, mentre altre non rientrano nei valori stabiliti pur trovandosi in condizioni di reale povertà energetica. Quest’ultima non dipende solo dal reddito: conta anche la tipologia di abitazione, il livello di efficienza energetica degli impianti, il numero di componenti della famiglia e i consumi effettivi. Basare tutto su una soglia economica può dunque lasciare fuori nuclei che spendono una parte eccessiva del loro reddito solo per riscaldare o illuminare la casa.
Il rischio è che il bonus finisca per aiutare in modo parziale, senza riuscire a intercettare le situazioni più gravi. Da qui la proposta, ormai ricorrente, di integrare il criterio ISEE con indicatori aggiuntivi, come l’effettivo peso delle spese energetiche sul reddito familiare. Solo così, sottolinea l’analisi, sarà possibile rafforzare la capacità dello strumento di ridurre davvero la povertà energetica e rendere più equo l’accesso ai sussidi.