Il paese con più opere d’arte che abitanti: dove ogni porta racconta una storia

Valloria

Valloria, il paese con più opere d’arte che abitanti: dove ogni porta racconta una storia - ireporters.it

Lorenzo Fogli

11 Settembre 2025

Non servono le grandi città per perdersi dentro l’arte. In Italia, a volte, basta una manciata di case di pietra, un gruppo di colline e un’idea collettiva. È questo il caso di Valloria, frazione del comune di Prelà, in Liguria, dove le porte delle abitazioni – e non solo – sono diventate nel tempo tele per artisti, trasformando il borgo in un museo diffuso senza biglietto d’ingresso. Qui si cammina tra carrugi silenziosi e ci si ferma a guardare, a scoprire, a leggere immagini come se fossero pagine lasciate al vento.

Sono circa 160 le porte dipinte, e ogni anno ne arrivano di nuove. A viverci stabilmente, invece, ci sono solo una quarantina di persone. Il borgo, situato a poco più di quindici chilometri da Imperia, è uno di quei luoghi che sembrano fermi nel tempo, ma che riescono a parlare il linguaggio dell’arte contemporanea con una naturalezza disarmante. Le prime opere risalgono al 1994, quando il progetto nacque con l’intento di valorizzare il territorio e combattere lo spopolamento. Oggi, Valloria è conosciuta come “il paese delle porte dipinte”, ma anche come un esempio concreto di rinascita culturale.

Dove l’arte incontra la pietra e l’identità locale

Passeggiando tra le case di Valloria, ogni uscio racconta una storia diversa. Non ci sono limiti ai soggetti: si passa da paesaggi onirici a scene di vita quotidiana, da figure fantastiche a richiami evidenti alla cultura ligure, come la raccolta delle olive. Proprio questo tema accoglie i visitatori all’ingresso del borgo, con un grande murales che raffigura donne e uomini tra gli alberi, intenti nel lavoro nei campi. È il primo segnale che qui l’arte non è un abbellimento, ma un’estensione del territorio.

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Valloria, il paese con più opere d’arte che abitanti: dove ogni porta racconta una storia – ireporters.it

A dipingere le porte sono stati in questi anni giovani emergenti ma anche artisti affermati, chiamati ogni estate a contribuire con nuove opere durante l’evento “A Valloria fai baldoria”. È una festa popolare che unisce la cultura contadina alla produzione artistica, in cui il borgo si anima con musica, piatti tipici e la realizzazione in tempo reale di nuovi dipinti sulle porte di stalle, cantine e abitazioni.

Al di là della bellezza immediata, Valloria è un esempio di resistenza silenziosa. In un’epoca in cui tanti paesi dell’entroterra ligure rischiano l’abbandono, qui l’arte è diventata collante sociale, richiamo turistico e strumento di tutela della memoria. Le pietre grigie delle case, i carrugi in acciottolato, gli uliveti tutt’attorno: tutto contribuisce a creare un’atmosfera che, seppur discreta, lascia il segno.

Il percorso consigliato e il piccolo museo delle cose dimenticate

Chi arriva a Valloria spesso si perde tra le viuzze, lasciandosi guidare dall’istinto. Ma per non rischiare di tralasciare nessuna delle opere, è stato creato un percorso segnalato che comincia nei pressi delle tre fontane del paese. Proprio lì, poco dopo aver superato il murales delle olive, troverai un’indicazione chiara sul muro: è l’inizio del giro che permette di scoprire tutte le porte dipinte senza saltarne nemmeno una.

Seguendo queste tracce, ci si imbatte in scene di ogni tipo. C’è una donna nuda di spalle, che allunga il braccio verso una bottiglia su una mensola troppo alta. Poco più avanti, un uomo con l’ombrello sembra attraversare la pioggia, mentre una bambina in grembiule entra a scuola: un omaggio alla quotidianità del passato. Poi ci sono gli ulivi, i gatti, le maschere, le mani, le sagome danzanti. Ogni porta è diversa, ogni soggetto ha un suo tono. Qualcuna è allegra, altre malinconiche. Nessuna è banale.

Nel cuore del paese, nella piazza principale, si trova anche l’antico oratorio, oggi trasformato nel Museo delle cose dimenticate. Al suo interno sono esposti attrezzi agricoli, strumenti usati un tempo per il grano e l’olio, aratri, zappe, forconi. È un piccolo scrigno della memoria contadina, allestito con semplicità, ma con grande rispetto per ciò che rappresenta.

Valloria si può visitare in qualsiasi periodo dell’anno, ma settembre è forse il momento migliore. L’aria è ancora tiepida, le giornate sono lunghe, e il silenzio del borgo invita a camminare piano, a guardare tutto, senza fretta. Un viaggio fuori rotta, lontano dai circuiti affollati, che restituisce qualcosa di raro: l’arte che non si compra e che vive nelle cose semplici.

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