La grazia di Sorrentino regala a Servillo la sua prima Coppa Volpi a Venezia

Toni Servillo

Toni Servillo al festival di Venezia. Fonte foto www.wikipedia.org-ireporters.it

Franco Vallesi

10 Settembre 2025

Dopo 25 anni di collaborazione e sette film insieme, Servillo conquista finalmente il trofeo per “La grazia”. Un riconoscimento che celebra un attore fuori dagli schemi e un’amicizia artistica unica nel cinema italiano contemporaneo.

A Venezia 82 è successo quello che in molti aspettavano da anni: Toni Servillo ha vinto la Coppa Volpi come miglior attore protagonista per il suo ruolo in La grazia, il nuovo film diretto da Paolo Sorrentino. Una vittoria storica, perché arriva dopo 25 anni di collaborazione tra i due e dopo sette film insieme, a cominciare da L’uomo in più. Eppure, nonostante il prestigio della sua carriera, Servillo non aveva mai ricevuto questo riconoscimento. La domanda più frequente tra i giornalisti, italiani e stranieri, dopo l’annuncio? “Ma com’è possibile che sia la prima volta?”.

L’emozione è stata palpabile. Non solo per lui. Durante la cerimonia, i fotografi l’hanno circondato come si fa con i grandi campioni sportivi. «È stato bello stare lì in mezzo a loro e non solo in posa», ha commentato l’attore, sorridendo con la consueta ironia. Il primo a scrivergli è stato proprio Sorrentino: «Sono molto felice per te, al settimo film ce l’hai fatta». I due si incontreranno presto a Napoli, magari per una pizza, come accennato nel film attraverso il personaggio di Mariano De Santis, presidente giurista e vedovo napoletano, protagonista di La grazia.

La grazia, un film che rompe le formule e rilancia la coppia Servillo-Sorrentino

La grazia non è un film qualsiasi. Non solo perché ha riportato Paolo Sorrentino in concorso a Venezia dopo anni, ma perché segna un cambio di passo rispetto alle sue produzioni più recenti. «Non mi aspettavo che Paolo decidesse di rilanciare così», ha confessato Servillo. Secondo lui, il film recupera l’azzardo e il coraggio dei primi lavori, come Le conseguenze dell’amore e Il divo. Il protagonista, Mariano De Santis, è una figura ispirata ma non ricalcata sulla realtà: «Abbiamo guardato a tanti presidenti – vedovi, giuristi, napoletani – per costruire un personaggio di fantasia. Paolo intensifica la realtà, non la copia. E questo lo rende potente», ha spiegato l’attore.

Toni Servillo a teatro
Toni Servillo a teatro. Fonte foto www.wikipedia.org-ireporters.it

Nel film, il presidente De Santis incarna l’autorità morale in un’Italia frammentata, stanca, ma ancora bisognosa di esempi. Non è un eroe, ma un uomo complesso. L’ambizione di Sorrentino, condivisa con Servillo, è portare sullo schermo emozione e verità, non una caricatura. La sfida è stata raccolta anche da un cast di attori teatrali, a cominciare da Anna Ferzetti, figlia di Toni, che ha ricevuto grandi apprezzamenti per la sua prova. Come ne Il divo, anche stavolta il teatro napoletano entra in scena in punta di piedi ma con enorme forza narrativa.

Servillo ha ricordato le sue radici artistiche: fondatore di Teatri Uniti a 17 anni, autodidatta, e legato a un’idea di cinema che non separa mai il set dal palco. La grazia, prodotto da Piperfilm, uscirà nelle sale italiane a gennaio 2026, con una distribuzione che punta anche all’estero. Dietro il progetto, produttori come Annamaria Morelli, Andrea Scrosati e Massimiliano Orfei.

Toni Servillo, il mestiere dell’attore e il senso di una carriera costruita lontano dai riflettori

Se c’è una parola che racconta Toni Servillo, è coerenza. Non ha mai ceduto ai meccanismi dello star system, non ha mai parlato del “suo cinema” e continua a fare teatro da oltre 45 anni. «Paolo non dice mai “il mio cinema”, e questo lo apprezzo molto. Anche io non mi sono mai messo al centro. È la pratica del palco che mi ha insegnato tutto», ha dichiarato. E forse è anche per questa sua postura discreta che il premio è arrivato solo ora. Una sorta di giustizia poetica, più che un trofeo.

Il suo discorso alla Mostra è stato sobrio, ma denso. Dopo i ringraziamenti, ha dedicato un pensiero a Manuela, Eduardo e Tommaso – sua moglie e i suoi figli – con un «sapete perché» che non ha bisogno di spiegazioni. E poi, un gesto pubblico che ha fatto molto discutere: l’ammirazione espressa per la Global Sumud Flotilla, gruppo in missione umanitaria a Gaza. «Ho sentito il bisogno di fare un augurio a persone che affrontano i pericoli del mare per offrire un gesto di umanità, non burocratico. Questo è ciò che la politica dovrebbe ascoltare», ha detto.

Nel film di Sorrentino, il suo presidente incarna proprio questo: una resistenza umana in tempi di cinismo gridato. Servillo ne è convinto: «Non possiamo essere l’orchestrina del Titanic mentre il mondo affonda». È un attore che rifugge l’autocelebrazione, ma che non rinuncia a parlare quando serve. Un attore che, anche alla settima collaborazione con lo stesso regista, riesce ancora a sorprendere. La Coppa Volpi, oggi, è più di un premio: è il sigillo su un’idea diversa di cinema, fatta di sostanza, amicizia, teatro, Napoli e silenzi che pesano più delle parole.

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