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Omicidio di Quadrano il postino, Schiavone ‘Cicciariello’: “Chiedo scusa”

Omicidio Giuseppe Quadrano, Schiavone alias Cicciariello chiede scusa ai familiari. L’ordine di uccidere il postino di San Cipriano D’Aversa partì da Francesco Schiavone Sandokan

“Chiedo scusa alla famiglia di Quadrano. Non fui capace di cambiare questa situazione”, Francesco Schiavone alias Cicciariello, ha chiesto di essere perdonato. Lo ha chiesto ai familiari di Giuseppe Quadrano, il postino di San Cipriano D’Aversa che fu ucciso perché suo cugino omonimo, killer di don Giuseppe Diana, era diventato collaboratore di giustizia. Fu ucciso il 7 agosto del 1996. Aveva solo 43 anni quando lo uccisero nei pressi del bar Orientale di San Cipriano D’Aversa, con dodici colpi. “All’epoca di Spartacus, Francesco Schiavone era in contatto con Walter Schiavone che a sua volta era in contatto con Panaro. Gli diede un biglietto con l’ordine di uccidere una persona. Siccome io facevo parte di quella famiglia, non potevo oppormi ma me ne pento e chiedo scusa”, ha detto Schiavone difeso dall’avvocato Pasquale Diana, parlando in udienza dinanzi alla Terza sezione della Corte di Assise di Appello di Napoli, presidente Eugenia De Balzo.

Giuseppe Quadrano vittima innocente

Schiavone aveva annunciato di voler parlare già nell’udienza del 21 gennaio ma le sue dichiarazioni erano state rinviate perché mancavano gli stenotipisti. Stamattina la ricostruzione di ‘Cicciariello’ che non è collaboratore ma dichiarante, è stata messa a verbale. Il portalettere Quadrano fu ucciso perché colpevole secondo i camorristi di non aver voluto sottostare agli ordini del clan dei Casalesi che gli chiedeva di convincere l’omonimo cugino a ritrattare la collaborazione con la giustizia. La vittima, si rifiutò categoricamente e a più riprese, nonostante le violente, in alcuni casi, insistenze degli affiliati al clan. Con la sentenza di primo grado le pene decise dal giudice Rosamaria De Lellis sono state di 12 anni per Nicola Panaro e 30 anni per Francesco Schiavone alias Cicciariello e Sebastiano Panaro oltre che l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e la sospensione della potestà genitoriale. Il ricorso in Appello è stato chiesto da Francesco Schiavone alias Cicciariello e da Sebastiano Panaro. La sentenza è attesa per la prossima settimana.

I fatti

Alla Direzione distrettuale antimafia nel 2017 era arrivata la richiesta di riapertura indagini, già archiviate il 28 giugno del 2005. A ricostruire gli avvenimenti è stato Nicola Panaro, divenuto poi collaboratore di giustizia ed uno degli esecutori materiali del delitto. I figli di Quadrano il postino, parte civile nel processo e rappresentati dall’avvocato Giovanni Zara, hanno aspettato per più di due decenni di sapere la verità dei fatti. «Per 22 anni non abbiamo saputo niente e nessuno ci ha mai chiamati per capire cosa e chi poteva aver ucciso mio padre. Tutto è avvenuto, come se fosse stato ucciso solo un cane», aveva detto il figlio Pasquale che per primo arrivò sul luogo dell’omicidio. Aveva solo 15 anni, era un ragazzino che aveva pensato solo di fare qualche giro a bordo del suo motorino. Avanti ed indietro, nelle stradine del paese così come facevano i giovanotti allora e così come in larga parte dell’agroaversano fanno ancora oggi, specialmente d’estate quando il caldo si fa sentire e pure la noia del tempo che non si può spendere diversamente. Suo fratello Luigi ne aveva 13.

Tina Cioffo

 

redazione

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