Omicidio Noviello, chiesto ergastolo per ‘Pasqualino coscia fina’. Sentenza attesa per il 25 novembre
Undici anni e tre rinvii di udienza. L’ultimo atto giudiziario dell’omicidio di Domenico Noviello, non è stato ancora scritto dalla Corte di Assise di Appello. Il Procuratore generale, stamattina, ha chiesto la condanna all’ergastolo per Francesco Cirillo alias ‘ Pasqualino Coscia fina’, confermando così la pena che gli era stata inflitta in primo grado ma che poi venne cancellata in appello per mancanza di prove. La sentenza è attesa per il 25 novembre.
Un’assoluzione quella di Cirillo, che fece scattare il ricorso della Procura Generale di Napoli in Cassazione e rinviare il procedimento nuovamente alla Corte di Assise di Appello di Napoli prescrivendo di valutare in maniera più approfondita le dichiarazioni di Giuseppe Setola e del collaboratore di giustizia Luigi Tartarone, che in primo grado lo avevano accusato e fatto condannare. Cirillo era stato denunciato da Noviello per estorsione ed era stato a seguito di quella denuncia che in carcere era scattato lo spirito di vendetta in Giuseppe Setola evaso nel 2008 e tornato in provincia di Caserta per uccidere e seminare terrore. In nove mesi, uccise 19 persone al solo scopo di impaurire e riportare il controllo sul territorio del clan dei Casalesi. Per farlo si mise a capo di un gruppo di fuoco che aveva la sua ispirazione nella fazione camorristica di Francesco Bidognetti, alias ‘Cicciotto e mezzanotte’.
Domenico Noviello, vittima innocente della camorra fu ucciso il 16 maggio del 2008, Massimiliano primo di quattro figli vive da 11 anni sotto scorta. L’autoscuola che gestiva con il padre a Castel Volturno, a pochi passi dal commissariato di polizia l’ha chiusa diverso tempo fa, lasciando anche il paese nel quale viveva con la sua famiglia. Ora vive a Formia ed è il presidente dell’associazione antiracket di Castel Volturno, intitolata a suo padre. “Mi aspetto una condanna esemplare perché un omicidio non può essere lasciato impunito nemmeno per una piccola parte”, ha detto Massimiliano Noviello in attesa della sentenza che scriverà l’ultimo capitolo. In Tribunale, insieme ai familiari anche le associazioni Fai Antiracket ed il Comitato don Peppe Diana, parti civili fin dal primo momento. Le pene in primo grado furono chieste dall’allora pm della DDA di Napoli, Alessandro Milita mentre la sentenza venne firmata dalla corte presieduta dal giudice Maria Alaia.
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