Allenarsi con la realtà virtuale può salvare la memoria: la scoperta in Svezia

Videogames e cervello

Quando i videogames sostituiscono le medicine-ireporters.it

Franco Vallesi

13 Settembre 2025

In sole 12 settimane, esercizi virtuali mirati hanno aumentato volume e attività delle aree cerebrali colpite dall’Alzheimer. Il futuro della neuro-riabilitazione è già qui.

Nel cuore del Karolinska Institutet di Stoccolma, uno dei centri neurologici più prestigiosi d’Europa, i ricercatori stanno riscrivendo il modo in cui affrontiamo l’Alzheimer e il declino cognitivo. Non con farmaci o chirurgia, ma con videogiochi interattivi che fanno muovere corpo e mente.

Una recente ricerca pubblicata nel 2025 su Alzheimer Research & Therapy ha dimostrato che, dopo appena 12 settimane di allenamento casalingo, gli exergame – videogiochi che richiedono movimenti fisici reali – hanno stimolato cambiamenti significativi nel cervello di pazienti con Mci (Mild Cognitive Impairment), la cosiddetta dimenticanza patologica che precede molte forme di demenza.

I 40 partecipanti, con età media di 73 anni, si sono allenati cinque volte a settimana per 25 minuti usando un software con schermo e pedana sensibile al passo. I risultati? Crescita di volume nell’ippocampo e nel talamo, ma anche nella corteccia prefrontale e cingolata. In altre parole: zone chiave per la memoria, l’apprendimento, l’orientamento e la pianificazione motoria hanno mostrato una sorprendente plasticità neurale.

Dalla riabilitazione sportiva alla cura delle malattie neurodegenerative

Quello che una volta era uno strumento per atleti e fisioterapisti ora diventa un alleato potente nella lotta contro l’Alzheimer. Gli exergame – utilizzabili anche con visori VR, telecamere 3D, giroscopi e pedane sensitive – simulano ambienti virtuali dove il giocatore deve compiere movimenti precisi, migliorando equilibrio, coordinazione e tempi di reazione.

VR come cura
A Stoccolma alcuni studiosi hanno provato l’efficacia dei videogame sugli anziani-ireporters.it

Le prime applicazioni si sono viste nello sport e nella riabilitazione post-ictus o Parkinson, ma oggi si aprono scenari nuovi. I ricercatori hanno osservato che i miglioramenti nella propriocezione – la consapevolezza del proprio corpo nello spazio – sono un fattore chiave nella stimolazione cerebrale. Un elemento che mancava in esercizi cognitivi tradizionali come cruciverba o giochi di logica.

Le aree potenziate non sono casuali: l’ippocampo, che assomiglia a un cavalluccio marino ed è situato nella profondità del cervello, è responsabile della memoria spaziale e dell’apprendimento. Il talamo, invece, agisce come centro di smistamento delle informazioni sensoriali, essenziale nella pianificazione dei movimenti e nei meccanismi di veglia e sonno.

Anche la corteccia cingolata anteriore, legata all’esecuzione di compiti non automatici, e la corteccia prefrontale, sede delle funzioni cognitive superiori, hanno mostrato miglioramenti nei soggetti allenati. Invece, nei pazienti del gruppo di controllo – che non hanno utilizzato gli exergame – il volume di queste aree è diminuito nel corso dello stesso periodo.

Un’arma in più per rallentare i sintomi dell’Alzheimer

«I nostri risultati sono estremamente incoraggianti per chi mostra i primi segni di demenza», ha dichiarato Eling de Bruin, ricercatore del Politecnico di Zurigo e coautore dello studio. La sua voce si unisce a quella di altri esperti europei che oggi vedono negli exergame non solo uno strumento preventivo, ma un potenziale trattamento non farmacologicocapace di incidere direttamente sul decorso della malattia.

Secondo i dati raccolti, le modifiche nel volume cerebrale erano direttamente correlate al miglioramento della memoria e delle funzioni cognitive. Questo suggerisce che l’effetto degli exergame non è solo allenante, ma terapeutico. Un approccio che, in un contesto di invecchiamento della popolazione, può diventare essenziale per contenere i costi sociali e sanitari legati all’Alzheimer.

Nel frattempo, le piattaforme ludiche si evolvono. Giochi come Top Spin 2K25, che permettono di affrontare gli avatar di Jannik Sinner o Carlos Alcaraz, o simulatori per PlayStation VR, offrono esperienze sempre più immersive e complesse. Non è solo intrattenimento: è ginnastica mentale e fisica, con effetti concreti sul nostro cervello.

Una nuova frontiera accessibile a tutti: gioco, terapia e prevenzione

Ciò che rende davvero rivoluzionario questo approccio è l’accessibilità. A differenza di altri trattamenti, costosi e invasivi, gli exergame possono essere usati a casa, senza assistenza costante, con investimenti contenuti. I software sono spesso personalizzabili in base all’età, al livello di difficoltà e alle necessità motorie del paziente. Basta uno schermo, una pedana, qualche sensore e il gioco – è il caso di dirlo – è fatto.

Nel 2025 sono già attivi in Italia, Francia, Germania e Spagna i primi programmi sperimentali nelle residenze sanitarie per anziani, dove l’uso degli exergame è stato integrato nei protocolli quotidiani. I risultati preliminari indicano miglioramenti nella qualità della vita, nella socializzazione e nella capacità di svolgere attività quotidiane in autonomia.

Siamo di fronte a una svolta culturale e scientifica. Quello che un tempo era considerato solo “gioco” oggi si trasforma in terapia efficace, coinvolgente e personalizzata. Ed è una notizia che non riguarda solo chi combatte l’Alzheimer, ma tutti noi. Perché il cervello può cambiare, adattarsi, migliorare – e i videogiochi, finalmente, diventano parte della soluzione.

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