Animali maltrattati? Ora scatta il carcere vero: fino a 4 anni anche per un solo gesto

Allarme animali

Maltrattamento animali, ora si rischia grosso - ireporters.it

Lorenzo Fogli

25 Agosto 2025

Con la nuova riforma del codice penale cambia tutto: pene più dure per chi uccide o maltratta animali, carcere fino a 4 anni anche per i combattimenti e stop definitivo all’uso delle pellicce di gatto.

L’estate 2025 segna un momento storico per i diritti degli animali. Il Parlamento ha approvato in via definitiva una riforma che modifica in profondità l’impianto del codice penale, spostando l’attenzione dal sentimento umano verso gli animali alla loro tutela diretta e autonoma. Non si tratta solo di un aggiornamento tecnico: le nuove norme stabiliscono in modo netto che gli animali non sono più considerati oggetti o meri strumenti affettivi dell’uomo. Per la prima volta, nella lettera della legge, gli animali diventano soggetti meritevoli di tutela penale in quanto tali. Il titolo IX-bis del codice viene infatti ribattezzato: non si parlerà più di “delitti contro il sentimento dell’uomo per gli animali”, ma di “delitti contro gli animali”. Una differenza che può sembrare solo formale, ma che porta con sé un significato giuridico e culturale profondo. A sottolinearlo sono state le stesse forze politiche promotrici del provvedimento, ma anche le principali associazioni animaliste, che da anni chiedevano un passo in questa direzione. Enpa, Legambiente, Oipa, Wwf, Leidaa, Leal, Lipu e Lndc Animal Protection hanno accolto la novità parlando di “rivoluzione giuridica”.

Stretta sui maltrattamenti e carcere per i reati più gravi

Uno dei punti cardine riguarda la pena detentiva per chi maltratta un animale. Fino a oggi era possibile convertire la pena con una sanzione pecuniaria. Con la riforma, chi infligge sofferenze o lesioni rischia fino a due anni di reclusione, anche in assenza di lesioni gravi. Non sono più previste scorciatoie: il carcere diventa la regola nei casi più frequenti di maltrattamento. La pena sale sensibilmente nei casi di uccisione non necessaria di un animale: la soglia minima si ferma a sei mesi, ma può arrivare fino a tre anni, accompagnata da una multa fino a 30.000 euro. Nei casi più crudeli – come l’uccisione accompagnata da sevizie – la pena si allunga fino a quattro anni, con una sanzione che può raggiungere i 60.000 euro. Il legislatore ha inserito anche alcune aggravanti: se l’atto avviene davanti a minori o coinvolge più animali, o se la scena viene diffusa online, la pena può aumentare di un terzo.

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Maltrattamento animali, ora si rischia grosso – ireporters.it

Una modifica significativa riguarda anche i combattimenti tra animali, una pratica che resiste nel sommerso nonostante i divieti. Oggi viene punita con una pena che parte da due anni e può arrivare a quattro, ma per la prima volta anche chi partecipa attivamente, organizza o collabora con compiti logistici sarà considerato responsabile. Il coinvolgimento, quindi, non si limita più agli organizzatori ma si estende a chiunque favorisca lo svolgimento degli scontri.

Tutele concrete: sequestro degli animali e addio a catene e pellicce

La riforma interviene anche su altri fronti. Viene introdotto un divieto nazionale di tenere i cani alla catena, una misura che finora esisteva solo a livello regionale. Da ora, chi lega un cane per lunghi periodi può incorrere in sanzioni tra 500 e 5.000 euro, con la possibilità concreta di sequestro dell’animale se le condizioni di vita risultano incompatibili con la sua natura.

Nuove restrizioni colpiscono anche l’uso commerciale delle pellicce ricavate da gatti domestici, che viene bandito completamente. Le autorità dovranno vigilare anche sulla destinazione degli animali coinvolti nei reati: non sarà più possibile abbatterli, nemmeno a fini sanitari o cautelari. Gli animali dovranno essere custoditi fino alla fine del processo penale, come previsto da un nuovo meccanismo inserito nel codice di procedura penale. Proprio in quest’ultimo ambito è stato inserito l’articolo 260-bis, che riconosce un ruolo attivo alle associazioni animaliste nel monitoraggio dei sequestri. Le organizzazioni riconosciute potranno chiedere il riesame dei provvedimenti per tutelare il benessere degli animali e, in alcuni casi, ottenere l’affido definitivo a fronte di una cauzione.

Le pene previste per la detenzione incompatibile con la natura dell’animale sono anch’esse aumentate: da un minimo di 5.000 euro a un massimo di 10.000, in caso di gravi sofferenze o ambienti inadatti. Raddoppiano anche le multe per chi partecipa a manifestazioni non autorizzate con animali, come spettacoli o eventi che causano dolore fisico o stress, con sanzioni fino a 30.000 euro. Secondo i promotori della riforma, questo nuovo impianto normativo è pensato per allineare il diritto italiano all’articolo 9 della Costituzione, che tutela l’ambiente e gli esseri viventi. Un adeguamento necessario anche alla luce della giurisprudenza europea e delle conoscenze scientifiche che negli ultimi anni hanno mostrato in modo inequivocabile la sensibilità degli animali e la necessità di un trattamento giusto e rispettoso. Le norme entrano in vigore dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale prevista entro la fine del mese.

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