Antonio Rossi, dal trionfo di Atlanta all’infarto in bici. Ora sogna la rinascita della canoa

Antonio Rossi e la carriera

Antonio Rossi si racconta. Dal successo all'infarto ed il possibile ritorno tra i remi. Fonte foto www.wikipedia.org-ireporters.it

Franco Vallesi

5 Settembre 2025

Dalla prima pagaiata sul lago di Lecco al sogno olimpico, dalla gloria ad Atlanta all’infarto in bici, fino al progetto di un nuovo campo federale: il percorso umano e sportivo di Antonio Rossi è una lezione di tenacia, amore per la vita e senso del dovere.

«1982, avevo 13 anni. Era la mia prima volta in canoa, sul lago di Lecco. Mi sono sentito libero». Così Antonio Rossi, oggi 56 anni, ricorda l’inizio di un’avventura che l’avrebbe portato in cima al mondo. La sua carriera è un pezzo di storia dello sport italiano: cinque partecipazioni ai Giochi Olimpici, tre ori, un argento e un bronzo, oltre a sette podi ai Mondiali. Il suo regno è stato il K2 1000 metri, vinto ad Atlanta 1996 insieme a Daniele Scarpa, e replicato con Beniamino Bonomi a Sydney 2000.

Rossi ha condiviso con l’Italia alcune delle pagine più emozionanti dello sport azzurro, portando nel cuore il ricordo dell’inno nazionale risuonato due volte nel Georgia Dome. Ma anche l’onore, nel 2008 a Pechino, di essere scelto come portabandiera della delegazione italiana. «Una scarica di adrenalina indimenticabile, entrare nello stadio davanti a milioni di persone e con la squadra che ti segue. Lo vivi una volta nella vita».

Figlio minore di cinque fratelli, ha iniziato per emulazione, seguendo in piscina le sorelle e poi in canoa uno dei fratelli più grandi. Dai primi rudimenti nei fiumi lombardi alle gare di velocità, Rossi ha sempre dimostrato una disciplina da professionista, anche quando il professionismo nello sport italiano era ancora un’eccezione. Oggi è vicepresidente della Federazione Italiana Canoa e Kayak, e il 13 settembre potrebbe essere eletto presidente, dopo l’addio di Luciano Buonfiglio passato al CONI.

L’infarto, l’amicizia con Chechi e la voglia di rilanciare la canoa italiana

Nel 2021, un evento ha cambiato tutto. «Ero in bici con Jury Chechi. Mi sentivo strano da giorni. Poi, durante la granfondo, la fitta allo sterno, le mani intorpidite, le gambe vuote». Un infarto, arrivato a sorpresa, ha segnato un prima e un dopo nella vita dell’atleta. «Da allora prendo farmaci ogni giorno. Non ti senti più invincibile. Ma impari a rispettarti».

La presenza di Jury Chechi, amico fraterno conosciuto ad Atlanta ’96, è diventata fondamentale anche fuori dallo sport. «Mia moglie mi perdona tutto quando sono con Jury», sorride Rossi. Tra sfide a tennis sotto il sole e avventure folli come Pechino Express, il legame tra i due è rimasto saldo e ironico. «Abbiamo dato a mio figlio Riccardo anche il secondo nome Yuri», confessa, sottolineando quanto la loro amicizia sia vera e profonda.

Antonio Rossi e Napolitano
Antonio Rossi e Napolitano. Fonte foto www.wikipedia.org-ireporters.it

Oggi, però, Rossi guarda avanti. Vuole rilanciare la canoa italiana, partendo da basi concrete: «Voglio realizzare un campo di allenamento vicino a Saxa Rubra, così gli atleti non dovranno più andare fino in Australia o Brasile per prepararsi. Seguirò il programma votato con Buonfiglio, ma apporterò qualche modifica su marketing, tesseramento e indipendenza della giustizia sportiva».

Il futuro della nazionale, secondo Rossi, è promettente: «Abbiamo un C2 fortissimo con Casadei e Tacchini, un K2 competitivo e un K4 che ha fatto bene ai Mondiali. E dietro c’è una generazione che cresce bene, come dimostrano i risultati ai Mondiali Juniores». E anche lo slalom, storicamente più difficile da coltivare in Italia, può contare su De Gennaro e sul 18enne Xabi Ferrazzi, figlio d’arte.

Una vita sportiva che continua anche fuori dai podi

Oggi Rossi vive tra Milano e Roma, si allena poco, ma mangia con più gusto: «Prima mi allenavo per poter mangiare, adesso mi alleno per non avere sensi di colpa», ride. Ama i primi piatti, la musica italiana (Jovanotti, Giorgia, Elisa), e si rilassa con serie poliziesche e sitcom come Friends, la sua preferita.

Come padre, ha trasmesso ai figli la passione per lo sport, senza pressioni. Angelica e Riccardo Yuri hanno gareggiato, ma poi hanno scelto altre strade. «Quando Riccardo era in acqua io non riuscivo nemmeno a guardare. Più tensione che in tutta la mia carriera».

E mentre il 2026 segnerà i 30 anni dal doppio oro di Atlanta, Rossi e Chechi hanno già promesso una celebrazione in grande stile: «Avremo una scusa in più per organizzare una serata insieme».

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