Il chiarimento dell’Agenzia delle Entrate esclude la compensazione tra crediti d’imposta edilizi e debiti tributari scaduti: cosa rischia chi non è in regola.
Un recente documento pubblicato dall’Agenzia delle Entrate ha fatto chiarezza su un punto rimasto controverso riguardo ai crediti d’imposta legati ai bonus edilizi. Il quesito era stato posto da un contribuente che intendeva utilizzare il credito maturato per lavori edilizi in compensazione con debiti iscritti a ruolo, ma ormai scaduti. La risposta è stata netta: nessuna compensazione possibile in questi casi. La normativa in vigore – si legge nel documento dell’Agenzia – impedisce espressamente l’utilizzo di qualsiasi credito d’imposta, anche derivante dai bonus edilizi, qualora il contribuente abbia pendenze tributarie scadute e non regolarizzate.
Il chiarimento è arrivato il 4 settembre 2025, e coinvolge centinaia di contribuenti che, negli ultimi mesi, avevano provato a recuperare liquidità attraverso lo sconto in fattura o la cessione del credito, sperando di usarlo per coprire debiti pregressi. Una strategia che, secondo l’Agenzia, non è legittima. Il motivo? La presenza di debiti scaduti comporta la decadenza dal beneficio della compensazione. Un punto che molti tecnici e operatori del settore avevano segnalato come poco chiaro, anche alla luce delle continue modifiche al quadro normativo.
Nessuna deroga per i bonus edilizi
Il nodo riguarda in particolare l’articolo 31 del Decreto Legge 78/2010, che vieta la compensazione di crediti d’imposta quando il contribuente ha debiti iscritti a ruolo per importi superiori a 1.500 euro, scaduti da oltre 60 giorni. Questo vincolo, spesso disatteso o mal interpretato, si applica senza eccezioni, anche ai crediti generati dai bonus edilizi. Non fa differenza se il credito è stato ottenuto tramite cessione, sconto in fattura o tramite dichiarazione dei redditi: in presenza di debiti scaduti non saldati, la compensazione viene bloccata.

La conferma è importante perché fino a ora molti avevano confidato nella possibilità che il legislatore potesse introdurre una corsia preferenziale per i bonus legati all’edilizia, considerati strumenti straordinari nati in un contesto emergenziale. Ma l’Agenzia ha ribadito che non sono previste deroghe. Per chi ha debiti in sospeso, l’unica strada per usufruire del credito è sanare prima le pendenze con l’Erario.
Il documento chiarisce anche che la responsabilità in caso di compensazione indebita ricade sia sul contribuente che sull’intermediario fiscale, come il CAF o il commercialista, che ha effettuato l’operazione. In caso di accertamento, l’importo compensato viene recuperato dall’Agenzia, con l’aggiunta di sanzioni e interessi.
Le possibili conseguenze per chi sbaglia
L’utilizzo improprio dei crediti d’imposta in presenza di debiti iscritti a ruolo può comportare sanzioni rilevanti. Se il credito viene compensato nonostante il blocco normativo, l’Agenzia delle Entrate può procedere con il recupero delle somme, applicando sanzioni dal 30% al 100% dell’importo indebitamente compensato, oltre agli interessi. In alcuni casi, se c’è dolo o frode, il comportamento può avere anche rilevanza penale.
Il rischio è concreto soprattutto per le imprese edilizie che hanno fatto ampio ricorso al meccanismo della cessione del credito e che, nella fretta di chiudere le operazioni, potrebbero aver trascurato il controllo sui debiti fiscali. In queste situazioni, anche il cessionario del credito può essere coinvolto nei controlli, con conseguenze a catena. Per i professionisti che assistono i contribuenti, diventa essenziale verificare la regolarità tributaria prima di ogni operazione.
La norma mira a garantire che i contribuenti in regola non siano penalizzati rispetto a chi ha debiti pendenti. In quest’ottica, il blocco delle compensazioni rappresenta un meccanismo di tutela dell’equità fiscale. L’Agenzia ha specificato che sono esclusi dalla restrizione solo i crediti d’imposta non soggetti a compensazione tramite F24, ma quelli edilizi rientrano pienamente nel campo d’applicazione.
Chi intende usare il credito per abbattere imposte o contributi deve quindi assicurarsi di avere una posizione pulita nei confronti del Fisco. Altrimenti, l’operazione non solo verrà rifiutata, ma potrà generare ulteriori complicazioni fiscali, con un aggravio dei costi per il contribuente.