Cambia tutto nel mondo del lavoro. Gli italiani vogliono benessere non solo soldi

Lavoro e ambiente

Non conta lo stipendio ma l'atmosfera dell'ambiente lavorativo-ireporters.it

Franco Vallesi

9 Settembre 2025

Sempre più italiani rifiutano stipendi alti pur di non lavorare in ambienti tossici, lo rivela un nuovo sondaggio sul lavoro.

Il benessere sul posto di lavoro conta più della busta paga per oltre la metà degli italiani, con una netta inversione di tendenza rispetto al passato recente.

Cambia il mondo del lavoro, cambiano le priorità. Nell’Italia del 2025, la vera leva che guida la scelta di un impiego non è più il salario, ma la serenità sul posto di lavoro. A dirlo è un nuovo sondaggio condotto da Adecco, tra le principali multinazionali nel settore del lavoro, che fotografa un cambiamento culturale profondo. Il 74% degli italiani oggi non accetterebbe uno stipendio più alto se in cambio dovesse lavorare in un ambiente peggiore. Una percentuale che parla chiaro: la qualità della vita lavorativa è ormai centrale.

La serenità sul lavoro batte lo stipendio

Secondo i dati diffusi nel sondaggio, il 60% degli intervistati ha dichiarato che la serenità sul posto di lavoro è il fattore più importante nella scelta di un’azienda. Niente compromessi: ambiente ostile e paga alta non sono più una combinazione accettabile per la maggioranza dei lavoratori italiani.

Ma non si tratta solo di stress o carichi eccessivi: anche la cultura aziendale ha un ruolo chiave. Il 14% degli italianiafferma che i valori e la visione dell’azienda pesano quanto, se non più, della busta paga. La cultura organizzativa diventa quindi un elemento distintivo, al pari del brand o dei benefit.

A voler leggere tra le righe, emerge un’Italia che guarda al lavoro come parte della propria identità e non più soltanto come fonte di reddito. Il lavoro è relazione, ambiente, possibilità di crescere e sentirsi parte di qualcosa di sano.

Smart o no
Il luogo ideale lavorativo migliora sia la produzione che l’umore dell’impiegato-ireporters.it

E se da una parte la maggioranza dice no al compromesso, una minoranza del 17% sarebbe invece disposta a tollerare un ambiente meno sereno a patto di poter lavorare in smart working. Un dato che riflette un bisogno crescente di flessibilità e di work-life balance, ma che comunque rappresenta una netta inversione di tendenza rispetto ai dati raccolti nel 2022, quando era lo stipendio il primo fattore valutato (53%).

Oggi quella percentuale è scesa a 32%, a favore del benessere (59%). In pratica, uno su tre considera ancora centrale il compenso, ma quasi due su tre preferiscono il benessere. Un cambio radicale che, secondo gli analisti, è anche legato a un ricambio generazionale: i più giovani, cresciuti in un’epoca in cui salute mentale, burnout e rispetto del tempo libero sono discussi apertamente, non accettano più compromessi tossici.

Nemmeno i benefit aziendali sembrano più essere un elemento decisivo: solo il 9% degli intervistati si lascerebbe convincere da un pacchetto vantaggioso se il contesto lavorativo fosse poco sano.

Il nuovo scenario nel mondo del lavoro nel 2025

Nel pieno di un 2025 in cui il mercato del lavoro è segnato da mutamenti rapidi, automazione crescente e digitalizzazione diffusa, il tema del benessere organizzativo si impone con forza. Sempre più aziende, per attrarre talenti, sono chiamate a rivedere modelli di leadership, strumenti di valutazione e modalità di lavoro.

Le imprese che non investiranno seriamente su clima aziendale, diversità, inclusione e formazione continua rischiano di perdere la corsa. La reputazione interna oggi conta quanto quella esterna. E una cultura tossica, anche se mascherata da buoni stipendi o slogan patinati, non convince più nessuno.

Ciò che emerge è una nuova concezione del lavoro: non un sacrificio, ma un’esperienza positiva da vivere ogni giorno. La retribuzione, pur restando importante, non basta più a bilanciare il malessere. Il rischio è vedere fuggire i migliori talenti, soprattutto quelli più giovani, verso realtà più aperte, inclusive e consapevoli.

Il cambiamento è già in atto e riguarda non solo l’Italia, ma tutta l’Europa. Ma da noi, dove spesso il posto fisso è stato visto come obiettivo ultimo, questo scatto culturale è particolarmente significativo. Segno che la nuova generazione di lavoratori italiani non si accontenta più di “uno stipendio a fine mese”, ma cerca un luogo dove valere come persona, prima che come risorsa.

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