Casal di Principe. Nuovi controlli al bar dell’aggressione dei fratelli De Falco

di Tina Cioffo- Nuovi controlli al bar dell’aggressione dei fratelli De Falco, di proprietà di Enricomaria Natale ex candidato a sindaco a Casal di Principe. Una delle bariste ha un mandato di arresto internazionale.

Nuovi controlli al bar Gran Vesuvio Caffè di San Cipriano D’Aversa di proprietà della famiglia di Enricomaria Natale che nell’ultima tornata elettorale di giugno, si era candidato a sindaco di Casal di Principe concorrendo contro Renato Natale altri tre aspiranti sindaci. Lunedì, i gemelli Alessio De Falco e Vincenzo De Falco, di 18 anni, erano entrati e preteso delle birre senza alcuna intenzione di pagarle. Al rifiuto della barista, una donna di 55anni di origini rumene, l’avevano spintonata e presa a pugni provocandole delle ferite al volto e al torace. Le cure in ospedale le avevano dato una prognosi di sei giorni, tempo che la donna stava trascorrendo a riposo mentre una collega la sostituiva. La seconda barista è però risultata gravata di un mandato di arresto internazionale per reati di truffa commessi in Romania. In Romania, Enricomaria Natale ha la sede della società di autonoleggio. La barista era senza i necessari documenti di assunzione. Procede infatti anche ispettorato del lavoro. I fatti sono stati ricostruiti dai carabinieri della Compagnia di Casal di Principe, al comando del capitano Luca Iannotti.

I gemelli De Falco che entrarono al Carli con altri ragazzi e con due pistole

Intanto, continua però a far discutere la condotta criminale dei fratelli De Falco. Sono gli stessi gemelli che nel 2017 si resero responsabili di un altro sconcertante episodio. I due giovani, nipoti di Vincenzo De Falco ex capoclan dei Casalesi, entrarono nell’istituto scolastico Guido Carli di Casal di Principe, in compagnia di altri due ragazzi. Entrarono brandendo delle pistole, una nera ed un’altra color argento. Della seconda arma se ne venne a conoscenza solo qualche giorno dopo visionando i video di sorveglianza registrati dalle telecamere della scuola. Scattarono immediatamente i controlli allertati dalla preside Concetta Cosentino e dal racconto di alcuni docenti che si erano trovati a passare proprio in quel momento lungo i corridoi dell’istituto. L’arma nera e senza tappo rosso, era una scacciacani modificata. L’altra pistola era invece nelle mani di un altro ragazzo del gruppo dei quattro. Uno alto e con il pizzetto non meglio identificato, si disse subito dopo. Erano entrati senza permesso e bypassando in malo modo tutte le richieste dei docenti e dei bidelli che chiedevano loro di uscire. Ai rimproveri mal digeriti uno dei giovani rispose mostrando la pistola in alto come per caricarla. “Ho sentito in maniera distinta il rumore metallico e per un attimo ho pensato che potesse sparare visto che ha alzato il braccio in maniera prepotente”, disse un testimone ripercorrendo con la memoria tutti i frame di una vicenda assurda. I gemelli De Falco, tra i protagonisti della faccenda, risultavano allora ancora iscritti all’Alberghiero di Aversa. Volevano però iscriversi al Carli di Casal di Principe e quell’anno ne avevano fatto richiesta senza essere accompagnati dai genitori e senza il necessario nulla osta.

Solo dei casi isolati o un sistema organizzato?

Il 2017 fu in verità un anno particolarmente costellato da situazioni preoccupanti. A febbraio ci fu la faccenda del Carli. A luglio i carabinieri di Casal di Principe arrestarono Gaetano Diana, 26 anni, figlio di Elio Diana, esponente di spicco del clan dei casalesi fazione Schiavone, perché fu scoperto in flagranza di reato mentre rubava dall’abitazione che era stata confiscata al padre, lungo via Circumvallazione. A novembre sette ragazzi entrarono nel comprensivo Don Diana per danneggiare banchi, pareti e finestra. Non portarono via niente ma le telecamere li ripresero mentre rompevano tutto quello che incontravano. I sette giovani, dalla diversa corporatura, erano incappucciati evidentemente perché sapevano di poter essere riconosciuti. Non era notte fonda e poco prima al Teatro della Legalità di viale Europa, si era tenuta la prima giornata dell’ottava festa nazionale di Avviso Pubblico con la partecipazione del procuratore di Napoli, Giovanni Melillo. In sala c’erano il questore Antonio Borrelli, il prefetto Raffaele Ruberto ed il colonnello dei carabinieri Alberto Maestri. Anche allora, si parlò di una prova di coraggio da dimostrare, forse, a qualcuno più grande. Mentre i militari allertati da una telefonata intervenivano nel primo istituto, veniva preso di mira contemporaneamente un altro edificio poco lontano.

Cattivi esempi

L’aggressione al bar rappresenta l’ennesimo episodio di condotta criminale che è di gran lunga uscito dal contorno della semplice bravata, come pure si tentò di liquidare la vicenda delle pistole a scuola. Hanno solo diciotto anni, devono rispondere di un’accusa di estorsione ed evidentemente non hanno compreso cosa sia davvero la vita se pensano di poter prendere esempi dalla vita del nonno, Vincenzo De Falco ucciso in una faida interna nel 1992. Il fratello di Vincenzo, Nunzio De Falco è stato il mandante dell’omicidio di don Giuseppe Diana.

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