Clan dei Casalesi, ad otto anni dall’arresto di Michele Zagaria. Cosa è cambiato?

Clan dei Casalesi, ad otto anni dall’arresto di Michele Zagaria. Cosa è cambiato? La camorra trasparente e fluida del secondo tempo.

Sette dicembre 2011, data da ricordare e festeggiare per la giustizia e per chi crede nella possibilità di liberarsi dai camorristi. Quel giorno di otto anni fa, venne arrestato Michele Zagaria in via Mascagni a Casapesenna in provincia di Caserta. Zagaria fu trovato in un bunker, ricavato tramite un raffinato congegno di binari, sotto il pavimento della casa. Era stato fino a quel momento uno dei capi del clan dei Casalesi, gestendo affari e business anche oltre i confini dell’Italia. Quando fu arrestato, l’allora capo della Dda di Napoli, Federico Cafiero De Raho commentò “lo Stato ha vinto”. Le indagini erano state seguite da un altro magistrato del pool antimafia partenopeo, Catello Maresca. Casapesenna venne bloccata, nessuno poteva uscire né entrare senza essere controllato. Molti di quei cittadini che avevano protetto la sua latitanza, al suono delle sirene festeggianti per il risultato raggiunto, si sentirono immediatamente orfani. Altri persi, perché in fondo a quell’ordine silente ed omertoso, si erano anche abituati. C’era poi la parte contenta ma anche questa divisa a metà: tra chi si sentiva libero ma non aveva alcuna voglia di manifestarlo pubblicamente e quelli che invece volevano gridare la propria contentezza e condividerla. Intanto, Cafiero De Raho è diventato il Procuratore nazionale dell’Antimafia italiana, Catello Maresca che aveva perso notti di sonno e giorni di tranquillità per seguire con gli investigatori ogni minima traccia, non è più un magistrato della Dda di Napoli e non è entrato a far parte della Direzione nazionale antimafia, così come si era sperato. Molti di quegli uomini in divisa che vissero per mesi in sospensione così come le loro famiglie, sono stati mandati altrove. La squadra degli 007, come sede distaccata della Mobile di Caserta, da Casal di Principe è stata smantellata e quel bene confiscato alla camorra che aveva ospitato agenti e intercettazioni, è vuota. Aspetta di essere trasformata in un commissariato di polizia ma sono già quasi quattro anni che l’attesa dura.

Ma la camorra è stata sconfitta?

In otto anni, la camorra ha cambiato aspetto: si è affinata nei metodi e nelle amicizie. E’ diventata ‘trasparente’ per dirla con la giudice Graziella Luparello, nel caso dell’ex vicepresidente nazionale di Confindustria Antonello Montante, in Sicilia. “Apparentemente priva di consistenza tattile e visiva e perciò in grado di infiltrarsi eludendo la resistenza delle misure comuni”, ha scritto Luparello. Fluida e perciò meno afferrabile, dunque. Che politica e camorra siano spesso andati a braccetto è un fatto risaputo, ora la questione è diversa. Politici ed imprenditori non sono più asserviti ma il potere criminale lo generano da soli. Ne diventano i capi. In provincia di Caserta, si racconta per esempio di un politico che sta giocando a Risiko nell’agro aversano, che ha stretto accordi con imprenditori del napoletano e non solo, per attuare un piano preciso. Di elezioni inquinate dalla corruzione di altri politici. Di sindaci che si incontrano a cena per spartirsi poltrone ed incarichi. Di pezzi dello Stato che hanno tradito le origini e che starebbero alimentando il terreno di innesto dell’infiltrazione camorristica e di condannati per camorra che si starebbero vendicando con l’aiuto di altri. Quel 7 dicembre 2011, a Caserta fuori agli uffici della Questura dove venne portato Michele Zagaria c’erano tanti a festeggiare, ma se venissero arrestati i nuovi capi della camorra fluida e trasparente, quanti ce ne sarebbero?

Tutto falso

Michele Zagaria preso sotto terra è ora in carcere con un fine pena mai. All’ergastolo, ha cambiato tre carceri, ora si trova a Tolmezzo. In questi otto anni ha alternato sceneggiate e silenzi studiati, voci alte e gesti falsamente incoscienti. Si è finto perfino pazzo ma senza particolare originalità. Prima di lui lo ha già fatto, diversi anni fa, Raffaele Cutolo. A Michele Zagaria lo hanno scoperto subito. Lo psichiatra che lo aveva ascoltato in carcere non è stato ingannato dalla sua mediocre messinscena. Zagaria non è pazzo o almeno non lo è secondo il formulario medico. La sua scelta di diventare un camorrista, di uccidere ed ordinare omicidi, di rubare e violentare territori interi solo per una inconsulta voglia di potere e denaro per lui e per la sua famiglia, andrebbe piuttosto definita in altra maniera. È stato la rovina sua e di tutto il paese in cui è nato ed in cui è stato arrestato. Aveva fatto credere di voler collaborare con la giustizia ma anche questa intenzione platealmente annunciata si è poi rivelata falsa.

E’ cominciato il secondo tempo

La famiglia che doveva beneficiare della sua camorra, non è uscita salva. Non in un primo tempo. Le sorelle e le cognate sono state arrestate. I fratelli incarcerati. Il nipote Filippo Capaldo detto suo delfino, è ancora dietro le sbarre. Alla corte dello zio Francesco Zagaria, marito di Elvira, altra sorella del capoclan, facevano la spola diversi politici, imprenditori e amministratori. In questo periodo, gli ‘amici’ per avere appalti, facevano a gara nel portargli il cesto natalizio più bello. Gli stessi, che hanno poi tirato un sospiro di sollievo quando lui è deceduto, perché non avrebbe potuto più raccontare fatti e misfatti se lo avessero arrestato. I fedeli affiliati di Michele Zagaria, hanno deciso di collaborare con la giustizia. Non tutti. Restano gli imprenditori ed i colletti bianchi che hanno approfittato del suo potere per fare affari e che la bella vita la stanno facendo ancora. Il secondo tempo è già iniziato. Tina Cioffo

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