L’icona della moda ha trasformato le auto in capolavori da indossare, coniugando lusso sartoriale e rispetto per l’ambiente in progetti esclusivi che raccontano una nuova estetica del movimento.
MILANO – Giorgio Armani si è spento il 4 settembre 2025 a 91 anni, ma la sua visione continua a guidare il futuro. Un’eredità che non si ferma alla moda, ma che ha contaminato il design industriale, in particolare quello automobilistico, settore dove ha saputo portare la sua firma discreta, sofisticata e rivoluzionaria.
Lo stilista piacentino ha infatti concepito l’automobile come una seconda pelle, un oggetto da indossare prima ancora che da guidare. Un linguaggio estetico inedito, dove vernici e interni diventano tessuti, e dove l’artigianalità incontra la sostenibilità. Un ponte sottile tra passerella e asfalto, che oggi appare come una delle declinazioni più intime e coerenti della sua creatività.
La Mercedes firmata Armani e la nuova 500: auto come abiti su misura
Il primo grande esperimento di moda su quattro ruote firmato Armani arriva con il nuovo millennio. Al Salone di Parigi, viene presentata la Mercedes-Benz CLK Cabriolet Giorgio Armani, realizzata in soli due esemplari. Una cabrio tedesca trasformata in abito sartoriale: carrozzeria sabbia dalle sfumature setose, interni trattati come stoffe, dettagli minuziosi che evocano la delicatezza di una collezione haute couture. Un progetto che fu esposto anche alla Milano Fashion Week, come a sottolineare l’unione tra due mondi solo apparentemente distanti.

Ma è con Fiat che la visione si concretizza. Nel 2020, lo stilista firma un esemplare unico della 500 elettrica, battuto all’asta per sostenere Earth Alliance, la fondazione ambientale di Leonardo DiCaprio. Vernice grigio-verde effetto seta, incisioni laser, interni in legno naturale, pelle e lana trattate con antibatterico: una dichiarazione di eleganza e responsabilità, in cui Armani dimostra che il lusso può essere anche sostenibile.
Nel 2025, anno che coincide con i 125 anni di Fiat e che segue di poco il novantesimo compleanno dello stilista, arriva la 500e Giorgio Armani Collector’s Edition: un’edizione limitata che sembra uscita da un atelier. Tra le caratteristiche, le colorazioni Verde Scuro Micalizzato e Greige Ceramico, cerchi da 17 pollici con logo GA, fari a LED Infinity, cruscotto in legno tagliato al laser e firma del designer su lunotto e battitacco. Un’auto che la stessa Fiat ha definito “da indossare”.
Auto da sfilata, emozioni private e collaborazioni iconiche
Non solo concept e produzioni su misura. Giorgio Armani ha esteso la sua influenza anche ad altre realtà del mondo automotive. Nel 2016, ad esempio, firma una capsule collection esclusiva con Bugatti, fatta di pelletteria e abbigliamento, in cui si fondono eccellenza tecnica e classe artigianale. Un connubio che appare quasi naturale tra due maison che da sempre inseguono il dettaglio e la perfezione.
Eppure, tra le collaborazioni e le sfilate, resta un’immagine privata tra le più iconiche: Armani sorridente accanto a un Maggiolino cabrio, lontano dai riflettori. Un’auto semplice, ma densa di significato. Non status, ma libertà. È lì che il suo rapporto con l’automobile si svela davvero: da mezzo per evadere a oggetto simbolico, da ricordo d’infanzia a proiezione di stile.
E questa stessa intimità si ritrova nella scelta delle forme morbide, dei materiali naturali, della luce trattata come tessuto. L’automobile, nelle mani di Armani, diventa gesto, estensione di sé, una nuova modalità per raccontare il rapporto tra uomo e ambiente attraverso la bellezza.
Giorgio Armani ha trasformato la sobrietà in lusso, l’essenzialità in potenza visiva. Ha restituito dignità all’eleganza senza ostentazione, portando questa visione anche nell’universo dei motori. Ogni progetto firmato da lui – che fosse un’auto elettrica, una capsule o una showcar – ha avuto un’anima, un intento narrativo, un rispetto profondo per l’oggetto e per chi lo vive.
Nel 2025, in un mondo che corre sempre più veloce, dove il design è spesso gridato e la sostenibilità una bandiera solo apparente, l’eredità di Armani resta uno dei pochi riferimenti autentici. Ci ha insegnato che la bellezza non è superficie, ma coerenza. Che un’auto può vestirti, come una giacca ben tagliata, e che lo stile vero non ha bisogno di clamore.
Oggi che non c’è più, le sue idee continuano a viaggiare. Letteralmente.