Dalle fabbriche a TikTok, il viaggio della schiscetta che racconta l’Italia di ieri e di oggi

Porta pranzo

Il tipico porta-pranzo italiano diventa un tormentone social-ireporters.it

Franco Vallesi

13 Settembre 2025

La tradizione del pasto portato da casa, nata nelle fabbriche lombarde, si è trasformata in un fenomeno moderno che unisce risparmio, creatività e identità.

La pausa pranzo in Italia ha cambiato volto. Secondo l’ultimo rapporto Censis-Camst 2025, oltre il 78% dei lavoratorisceglie di mangiare un pasto preparato a casa e portato con sé in ufficio. Una tendenza che non si limita a riutilizzare gli avanzi: nel 62% dei casi il pranzo viene cucinato appositamente, segno di una scelta consapevole che intreccia risparmio, salute e sostenibilità. In un’epoca di prezzi in crescita e attenzione alla qualità degli ingredienti, la schiscetta non è più solo una necessità, ma un vero stile di vita.

Dalle fabbriche di Milano alla cultura pop di oggi

Il termine schiscetta nasce a Milano, dal verbo dialettale schisciare (“schiacciare”), e indicava in origine il contenitore metallico che gli operai portavano in fabbrica, pieno di piatti semplici e nutrienti. Negli anni Cinquanta la gavetta divenne anche oggetto di design: nel 1952 Renato Caimi ideò la famosa “2000”, una pietanziera ermetica che oggi è esposta al Museo del Design della Triennale di Milano. Anche la letteratura ha celebrato il rito del pranzo portato da casa: nel 1963 Italo Calvino, in Marcovaldo, descrive la pietanziera come simbolo di un’Italia laboriosa e capace di trovare conforto in piccoli rituali quotidiani.

Oggi, nel pieno del 2025, la schiscetta mantiene la sua funzione economica – Federconsumatori stima che permetta di risparmiare fino al 74% rispetto a bar e ristoranti – ma è diventata anche espressione di identità culturale. Dai pasti semplici delle fabbriche lombarde alle insalate gourmet da condividere online, il contenitore ha accompagnato l’evoluzione della società italiana.

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La schiscetta diventa virale e ritorna in voga grazie a TikTok dove spopolano video e contenuti con essa come protagonista-ireporters.it

Negli ultimi anni la schiscetta ha trovato nuova vita grazie ai social network. Su Instagram l’hashtag #schiscettaraccoglie migliaia di post, mentre su TikTok spopolano video che reinterpretano il concetto in chiave estetica e internazionale. Le bento box giapponesi sono diventate modello visivo di equilibrio e armonia, mentre negli Stati Uniti sono nati gli “adult lunchables”, reinterpretati in Italia con ingredienti mediterranei.

Il 2025 ha visto anche l’esplosione di trend come il Kitchen Sink Sandwich, un panino che mescola gli avanzi del frigorifero ed è diventato simbolo pop della lotta allo spreco alimentare, superando i 4 milioni di visualizzazioni. L’estetica ordinata dei lunch box si contrappone all’ironia di pagine come @schiscettebrutte, che mostrano la versione più autentica e disordinata delle pause pranzo italiane.

La schiscetta si conferma così ibrido culturale: da un lato il segno della tradizione domestica, dall’altro una vetrina social che parla di creatività, estetica e comunità digitale.

Oltre il risparmio: salute, sostenibilità e identità

Non è solo una questione economica. Preparare il pranzo a casa permette di controllare ingredienti, calorie e qualità, rispondendo a una crescente sensibilità verso la salute e l’ambiente. Nel 2025 i consumatori italiani dimostrano un’attenzione sempre maggiore al cibo sano: cresce l’uso di cereali integrali, legumi e proteine vegetali, spesso abbinati ad alimenti più tradizionali come pasta e pesce.

La schiscetta diventa così un contenitore di storie personali e collettive: dalla pasta al tonno riscaldata al microonde fino all’insalata di quinoa con avocado, ogni box racconta un’identità, un’abitudine, un pezzo di cultura urbana. Nei luoghi di lavoro la pausa pranzo resta un momento di socialità e confronto, mentre online la condivisione rafforza il senso di comunità.

Oggi, come ieri, la schiscetta non è solo un oggetto funzionale: è lo specchio dei cambiamenti del lavoro, delle città e dei nostri desideri. Un simbolo che, partito dalle fabbriche lombarde, continua a reinventarsi senza perdere la sua essenza originaria: portare con sé un pezzo di casa anche lontano da casa.

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