Il presidente ucraino ha dichiarato che gli alleati hanno quasi completato il pacchetto di garanzie di sicurezza, ma restano nodi da sciogliere.
Volodymyr Zelensky ha chiesto una posizione più chiara da Washington, mentre il Papa ribadisce che la Nato non ha iniziato alcuna guerra.
Le garanzie di sicurezza per l’Ucraina stanno per diventare realtà, dopo mesi in cui erano rimaste soltanto dichiarazioni di principio. Lo ha confermato il presidente Volodymyr Zelensky in un’intervista rilasciata a Sky News, sottolineando che il lavoro degli alleati è in fase avanzata: «Sono quasi pronte, ma ci sono ancora sfumature che devono essere definite».
Zelensky ha ribadito l’importanza di un impegno più dettagliato da parte degli Stati Uniti, considerati un attore decisivo nel processo: «Sappiamo che sostengono queste garanzie e che parteciperanno, ma vogliamo anche qualcosa di più specifico», ha detto il leader ucraino, lasciando intendere che Kiev non si accontenterà di promesse generiche.
La questione delle garanzie di sicurezza è centrale per il futuro del Paese, soprattutto alla luce della guerra in corso e della necessità di difese concrete contro nuove aggressioni.
Le parole del Papa sulla Nato e le tensioni in Europa orientale
Nello stesso giorno è arrivata anche la voce di papa Leone, che, parlando da Castel Gandolfo, ha commentato le tensioni tra la Nato e il Cremlino. «La Nato non ha cominciato nessuna guerra», ha precisato, rispondendo a chi chiedeva della crescente preoccupazione in Polonia, Paese che si sente minacciato e il cui spazio, secondo il Pontefice, «è stato invaso».

Il Papa ha ammesso di essere «preoccupato» per la situazione, sottolineando il clima teso che coinvolge l’Europa orientale. Le sue parole si inseriscono in un contesto già delicato, segnato dal confronto tra Mosca e l’alleanza atlantica, e dal ruolo crescente della Polonia come punto nevralgico della sicurezza europea.
L’insieme delle dichiarazioni di Zelensky e del Papa evidenzia come, a oltre due anni dall’inizio dell’invasione russa, la questione della sicurezza del continente resti una delle priorità assolute: non solo per Kiev, ma per tutta l’Europa.
Cosa potrebbero prevedere le garanzie di sicurezza e quali scenari si aprono per Kiev
Le garanzie di sicurezza per l’Ucraina, secondo analisti internazionali, non si limiteranno a dichiarazioni di sostegno politico, ma potrebbero includere un insieme articolato di misure militari, economiche e diplomatiche. Sul piano militare, si parla della fornitura costante di sistemi difensivi avanzati, in particolare batterie antiaeree, missili a lungo raggio e mezzi corazzati, strumenti considerati indispensabili per consolidare la difesa del Paese.
Dal punto di vista economico, i partner occidentali discutono di programmi pluriennali di ricostruzione e modernizzazione delle infrastrutture, finanziati con fondi europei e statunitensi, che servirebbero non solo a sostenere lo sforzo bellico, ma anche a gettare le basi di una futura integrazione dell’Ucraina nel mercato comunitario. Sul piano diplomatico, le garanzie dovrebbero tradursi in un coordinamento permanente con la Nato: pur non equivalendo a un’adesione formale, creerebbero una cornice istituzionale di protezione che scoraggerebbe nuove aggressioni da parte della Russia.
Non mancano però i nodi irrisolti. Da un lato, gli Stati Uniti temono che impegni troppo vincolanti possano trasformarsi in un obbligo diretto di intervento militare. Dall’altro, alcuni Paesi europei, come Germania e Francia, chiedono di definire con precisione i limiti delle garanzie, per evitare ambiguità che potrebbero compromettere la stabilità della regione.
In questo scenario, la posizione di Zelensky appare chiara: senza un quadro di sicurezza forte e dettagliato, il Paese rischia di rimanere vulnerabile e di non poter pianificare un futuro stabile. La sua insistenza sugli impegni concreti riflette la consapevolezza che, senza un sostegno permanente e strutturato, l’Ucraina non potrà reggere a lungo l’urto della pressione russa.