Considerato tra i giardini più belli d’Europa, apre solo pochi giorni all’anno e regala un viaggio unico tra natura, architettura e poesia.
Nel cuore del Lazio, a pochi chilometri da Cisterna di Latina, si nasconde un luogo che sfugge al tempo e alle rotte turistiche più battute: il Giardino di Ninfa. Costruito sulle rovine di un’antica città medievale, questo spazio verde è considerato da molti tra i giardini più romantici e suggestivi d’Europa. A differenza dei parchi aperti tutto l’anno, Ninfa si può visitare solo in date prestabilite, con ingressi regolati e sempre su prenotazione. Un limite imposto per proteggere un ecosistema fragile e straordinario, oggi riconosciuto come Oasi WWF dal 1976 e Monumento Naturale del Lazio dal 2000.
Ma Ninfa non è soltanto un giardino botanico. È un luogo sospeso tra memoria e paesaggio, dove ogni rovina, ogni scorcio, ogni riflesso d’acqua racconta una storia. Tra le sue mura spezzate e i suoi laghetti limpidi hanno camminato Virginia Woolf, Capote, D’Annunzio e Ungaretti. E ancora oggi, chi vi entra ha la sensazione di attraversare una soglia invisibile, lasciandosi alle spalle il rumore del mondo.
Un viaggio tra acqua, rovine e piante rare in fiore
All’interno del giardino si contano oltre 1.300 specie botaniche, curate senza pesticidi o interventi invasivi. Camminando lungo i sentieri ordinati, si incontrano magnolie decidue, aceri giapponesi, rose antiche, meli ornamentali, piante tropicali e arbusti europei. Molte di queste varietà si riflettono nelle acque trasparenti del fiume Ninfa, che attraversa l’intero giardino e alimenta un laghetto centrale. L’acqua, elemento dominante, non è solo cornice ma anche motore della biodiversità: favorisce la vita di oltre 150 specie di uccelli, alcuni stanziali, altri migratori.

La visita si svolge in piccoli gruppi accompagnati da guide specializzate. Non è possibile muoversi in autonomia o improvvisare il percorso. L’accesso è vincolato da regolamenti rigidi che tutelano la flora, la fauna e la struttura storica del sito. Il giardino è costruito intorno ai ruderi della città medievale di Ninfa, abbandonata nel XIV secolo. Restano visibili torri, archi, muri di abitazioni, persino la sagoma di una chiesa. Le piante, nel tempo, hanno avvolto le pietre senza soffocarle, creando un equilibrio raro tra degrado e rinascita.
I periodi più consigliati per la visita sono aprile e maggio, quando la fioritura è al massimo del suo splendore. Ma ogni stagione regala sfumature diverse, con colori che cambiano in base alla luce e alla crescita delle specie vegetali. Il sito è gestito dalla Fondazione Roffredo Caetani, che ogni anno pubblica il calendario ufficiale delle aperture sul proprio sito.
Come arrivare a Ninfa e cosa vedere nei dintorni
Raggiungere il Giardino di Ninfa è semplice sia in auto che in treno. Da Roma si impiega poco più di un’ora, seguendo la Pontina fino a Borgo Sabotino, per poi proseguire verso Cisterna di Latina. Chi proviene dal sud può uscire a Frosinone e seguire le indicazioni per Latina lungo la Via Appia. Il parcheggio riservato ai visitatori si trova a breve distanza dall’ingresso.
In treno, la stazione più vicina è Latina Scalo. Da lì, con un taxi o un servizio navetta, si raggiunge l’ingresso del giardino in circa 10 minuti. Molti scelgono di visitare Ninfa come tappa centrale di una gita giornaliera da Roma o Napoli. Una volta dentro, la visita dura circa un’ora, ma l’emozione rimane molto più a lungo.
I dintorni di Ninfa meritano un approfondimento. A pochi minuti di distanza si trova l’Abbazia di Valvisciolo, uno dei punti panoramici più celebri della zona. Poco distante, il borgo di Norma, arroccato in posizione dominante sull’Oasi, regala uno sguardo aperto sull’Agro Pontino. Ancora più noto è Sermoneta, con il Castello Caetani, le stradine in pietra, le botteghe artigiane e una tradizione culinaria che rende omaggio ai piatti più autentici del Lazio.
Visitare il Giardino di Ninfa significa vivere un’esperienza che non assomiglia a nessun’altra. È un incontro tra paesaggio, tempo e memoria, dove ogni dettaglio – dal canto degli uccelli all’umidità che sale dal fiume – racconta qualcosa. Non c’è bisogno di effetti speciali. Basta fermarsi, guardare, respirare.