Il tuo capo ti sabota senza dirtelo? Ecco i segnali che non devi ignorare

Capoufficio

Ecco i segnali da non trascurare al lavoro che potrebbero compromettere la tua carriera-ireporters.it

Franco Vallesi

13 Settembre 2025

Dal silenzio strategico al furto dei meriti, sempre più lavoratori vivono dinamiche tossiche senza rendersene conto. La psicologia del lavoro lancia l’allarme.

Tornare a casa con il dubbio che qualcosa non vada sul lavoro è una sensazione comune. Ma quando quella vocina nella testa smette di essere solo stress e diventa sospetto, potrebbe trattarsi di qualcosa di molto più serio: un capo che agisce contro di te, silenziosamente, ma con effetti devastanti. Secondo studi recenti pubblicati nel 2025, oltre il 32% dei lavoratori italiani ha vissuto almeno una volta comportamenti riconducibili a sabotaggio professionale da parte dei propri superiori.

Questi atteggiamenti sono spesso invisibili, sottili, ma profondamente corrosivi. E proprio perché non urlati o espliciti, riescono ad annientare in silenzio l’autostima e la crescita del dipendente, creando un ambiente tossico e privo di fiducia.

I segnali psicologici e comportamentali del sabotaggio professionale

Dimentica l’immagine stereotipata del capo urlatore. Il vero sabotatore lavora nell’ombra, costruendo passo dopo passo un percorso che spinge il dipendente all’auto-esclusione, alla demotivazione o addirittura alle dimissioni.

Uno dei primi segnali è l’esclusione strategica: vieni tagliato fuori da riunioni importanti, non ti vengono più assegnati progetti significativi e scopri le decisioni quando ormai sono state prese. A questo segue l’assenza totale di feedback costruttivi. Se i tuoi errori sono amplificati, ma i tuoi meriti ignorati, e se ricevi solo critiche generiche e vaghe, potresti essere finito nel mirino.

Sabotaggio
Mansioni extra ed isolamento voluto: i segnali che il tuo capo vuole sabotarti-ireporters.it

Altro campanello d’allarme è l’appropriazione delle tue idee. Le tue proposte spariscono misteriosamente e riemergono in bocca al tuo capo durante le presentazioni, senza mai essere attribuite a te. Questo è un comportamento tipico di chi teme la tua crescita e vuole frenarti.

Tra i comportamenti più subdoli ci sono le microaggressioni: battutine, sarcasmo, tono sminuente, sguardi ironici o di disapprovazione. Possono sembrare inoffensive ma, secondo uno studio dell’Università di Bologna del 2025, sono il primo fattore predittivo di burnout precoce nei giovani lavoratori.

Non meno importante è il linguaggio non verbale. I segnali corporei parlano chiaro: braccia incrociate, oggetti che creano una barriera tra voi, sguardi sfuggenti, postura rivolta altrove. Piccoli gesti che, se ripetuti nel tempo, mostrano una disconnessione emotiva e professionale totale.

Le motivazioni profonde dietro il sabotaggio e come reagire

Perché un capo dovrebbe sabotare chi lavora bene? La risposta non è unica. Secondo gli ultimi studi di psicologia organizzativa, l’insicurezza personale e la paura della competenza altrui sono tra le cause principali. In un ambiente competitivo e instabile come quello post-pandemico, molti manager preferiscono circondarsi di persone che non li mettono in ombra, piuttosto che valorizzare il talento.

C’è poi il bisogno di controllo, tipico dei leader autoritari: tenere i dipendenti sotto pressione, disorientati e dipendenti dal loro giudizio, fa parte di una strategia per mantenere il potere. Infine, in certi casi, il sabotaggio è una forma di autodifesa inconscia di chi si sente inadeguato rispetto al proprio ruolo e sposta la responsabilità del fallimento sugli altri.

Cosa fare? Documentare tutto è il primo passo. Salva email, chat, report, riunioni. Non è paranoia: è autodifesa. Cerca conferme nei colleghi di altri reparti o in ex colleghi. Chiedi feedback esterni, costruisci una rete professionale alternativa, non smettere mai di formarti e aggiornarti.

Nel 2025 sono cresciute esponenzialmente le richieste di aiuto a psicologi del lavoro e sportelli sindacali proprio per questi motivi. Alcuni portali di orientamento professionale offrono adesso servizi gratuiti di valutazione del clima aziendale, anonimi e certificati, proprio per aiutare chi si sente isolato o sabotato a capire se è il caso di reagire.

Quando arriva il momento di lasciare per proteggere sé stessi

Riconoscere di essere vittima di sabotaggio non è debolezza: è consapevolezza. La salute mentale sul lavoro è una priorità nel 2025, con normative europee che spingono le aziende a dotarsi di strumenti di ascolto e prevenzione dei conflitti tossici. Se la situazione non migliora, se le dinamiche si ripetono e se la tua energia si consuma senza alcuna prospettiva di crescita, è legittimo iniziare a valutare altre opportunità.

Non sei tu a essere “troppo sensibile”: sei tu a voler lavorare in un ambiente sano. Un leader vero si riconosce dalla capacità di far brillare chi ha accanto. Se il tuo capo fa l’opposto, non sei tu il problema.

Nel mondo del lavoro del futuro – sempre più fluido, interconnesso e orientato alle soft skills – non c’è spazio per i sabotatori. Ma c’è sempre spazio per chi sceglie di cambiare rotta, proteggere sé stesso e costruire un futuro professionale dove talento e dignità possano convivere.

Change privacy settings
×