In arrivo l’integrazione al minimo sulla pensione, chi potrà chiederla e cosa cambia nel 2025

integrazione al minimo sulla pensione

Non si ha diritto all’integrazione se si percepiscono altre forme di sostegno. - www.ireporters.it

Luca Antonelli

6 Settembre 2025

Nel 2025 scattano le nuove soglie per l’integrazione al minimo: requisiti aggiornati, importi e beneficiari.

L’integrazione al minimo è una misura che interessa ogni anno centinaia di migliaia di pensionati italiani. È l’INPS a riconoscerla automaticamente o su domanda, nel caso in cui l’importo della pensione sia troppo basso per garantire un’esistenza dignitosa. A partire da gennaio 2025, entreranno in vigore nuovi limiti reddituali e importi aggiornati, tenendo conto della rivalutazione legata all’inflazione. Si tratta di un tema cruciale per chi riceve pensioni inferiori al trattamento minimo stabilito per legge, e vuole sapere se avrà diritto a un aumento o meno.

Nel dettaglio, l’importo minimo mensile per il 2025 sarà pari a 598,61 euro, come indicato dalla circolare INPS con l’adeguamento al costo della vita. I pensionati che percepiscono meno di questa cifra avranno diritto, in presenza di determinate condizioni reddituali, a ricevere un’integrazione fino a raggiungere la soglia fissata. Non si tratta di un bonus aggiuntivo, ma di un vero e proprio diritto se si rispettano i parametri previsti. Vediamo cosa cambia.

Chi ha diritto all’integrazione e quali sono i nuovi limiti reddituali

Per avere diritto all’integrazione al minimo nel 2025, bisogna rispettare specifici requisiti reddituali, aggiornati per effetto della rivalutazione ISTAT. Il limite di reddito personale per l’accesso pieno all’integrazione è di 8.151,19 euro annui. Se il pensionato è coniugato, il tetto di reddito familiare si alza a 13.627,73 euro. Sopra questi limiti, l’integrazione non è concessa.

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Nel caso in cui il reddito complessivo personale superi il trattamento minimo ma resti inferiore alla soglia massima, l’integrazione può essere concessa parzialmente, in proporzione alla differenza tra i limiti e il reddito effettivo. Il calcolo viene effettuato automaticamente dall’INPS nel caso di pensioni già in pagamento, ma i nuovi pensionati devono farne richiesta, allegando tutta la documentazione reddituale. L’integrazione riguarda sia le pensioni di vecchiaia che quelle di invalidità, e può fare la differenza tra una pensione insufficiente e una forma di sostegno più dignitosa.

È bene ricordare che non si ha diritto all’integrazione se si percepiscono altre forme di sostegno incompatibili (come alcune indennità assistenziali), o se si è residenti all’estero. Il beneficio non è automatico in tutti i casi, ed è necessario controllare annualmente la propria situazione reddituale.

Come presentare la domanda e quando arrivano i nuovi importi

Chi non riceve ancora l’integrazione ma pensa di averne diritto nel 2025 può presentare domanda all’INPS tramite il portale online o tramite patronato. La scadenza per aggiornare i propri dati reddituali è fissata generalmente entro i primi mesi dell’anno. È fondamentale presentare dichiarazioni ISEE e documenti fiscali aggiornati, così da permettere all’INPS di verificare l’effettiva situazione economica del richiedente.

L’importo verrà riconosciuto mensilmente, a partire da gennaio, oppure dal mese successivo alla domanda in caso di nuove pensioni. L’integrazione non è retroattiva, quindi chi ritarda rischia di perdere mesi di accredito. Per chi ha più di 75 anni, resta attivo anche l’aumento temporaneo del minimo a 614,77 euro, come misura contro l’inflazione.

L’aggiornamento del 2025 arriva in un momento delicato per i pensionati, con i prezzi in crescita e molte famiglie in difficoltà. Lo Stato garantisce così un livello minimo di protezione, che diventa essenziale per chi vive con una pensione inferiore a 600 euro al mese.

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