Le pesche sono ricche di acqua, potassio e antiossidanti: un mix che può aiutare a regolare la pressione sanguigna.
Oltre ad essere fresche e dolci, le pesche offrono benefici concreti per la salute cardiovascolare e possono sostenere la prevenzione dell’ipertensione.
Con il loro profumo intenso e la polpa succosa, le pesche sono da sempre associate all’estate e alla freschezza. Ma nel 2025 sempre più nutrizionisti stanno sottolineando i benefici meno conosciuti di questo frutto, in particolare per quanto riguarda la pressione sanguigna. Secondo recenti studi europei, una dieta che include pesche può favorire l’idratazione, abbassare i livelli di sodio e migliorare la funzione cardiovascolare, offrendo un supporto concreto per chi vuole prendersi cura del cuore.
Idratazione e minerali: perché le pesche aiutano davvero la pressione
Il primo motivo per cui le pesche sono utili contro l’ipertensione sta nella loro composizione ricca d’acqua: circa il 90% del peso del frutto è formato da liquidi, che contribuiscono a mantenere il volume ematico ottimale e a facilitare la circolazione. In un mondo dove caldo, stress e alimentazione sbilanciata mettono a rischio la salute del cuore, restare ben idratati è un primo passo fondamentale per prevenire problemi pressori.

Ma non finisce qui. Le pesche sono anche fonti naturali di potassio, magnesio e fibre. Il potassio, in particolare, è essenziale per contrastare l’effetto negativo del sodio nell’organismo. Aiuta i vasi sanguigni a rilassarsi e sostiene una migliore regolazione del battito cardiaco. Il magnesio, invece, è noto per il suo impatto positivo sulla pressione arteriosa, soprattutto nei soggetti più esposti a stress o tensioni muscolari.
Nel 2025, l’EFSA ha incluso le pesche tra i frutti consigliati per chi segue una dieta a basso contenuto di sodio, proprio per la loro capacità di equilibrare i livelli minerali e facilitare l’eliminazione dei liquidi in eccesso.
Antiossidanti e cuore: un’arma contro lo stress ossidativo
Le vitamine presenti nelle pesche sono un altro punto a favore della loro efficacia nella prevenzione dell’ipertensione. In particolare, la vitamina C e il beta-carotene svolgono una potente azione antiossidante, riducendo lo stress ossidativo che può danneggiare i vasi sanguigni e alterare la pressione. I radicali liberi, se non neutralizzati, possono portare a infiammazioni croniche e malattie cardiovascolari: ecco perché includere pesche fresche nella dieta può aiutare a prevenire danni a lungo termine.
Secondo uno studio pubblicato nel 2025 dal Centro europeo per la prevenzione cardiovascolare, chi consuma almeno tre porzioni di frutta ricca di antiossidanti alla settimana, tra cui le pesche, ha mostrato una riduzione media della pressione sistolica di 3-4 mmHg.
Consumare pesche regolarmente può anche aiutare a rinforzare le pareti arteriose, migliorare la circolazione del sangue e supportare un’attività cardiaca più efficiente. Non si tratta di un miracolo alimentare, ma di una scelta strategica in un contesto di alimentazione sana e stile di vita attivo.
Come integrare le pesche in una dieta anti-ipertensione
Fresche, cotte, nei frullati o nelle insalate: le pesche sono estremamente versatili e possono essere consumate in molte forme senza perdere le loro proprietà principali. Il loro basso indice glicemico le rende adatte anche a chi deve tenere sotto controllo il livello di zuccheri nel sangue, senza compromettere il gusto.
Chi segue una dieta mediterranea, riconosciuta anche nel 2025 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come uno dei regimi alimentari più efficaci per la salute del cuore, può facilmente integrare le pesche tra i pasti principali o come spuntino. Abbinate a yogurt bianco, noci, cereali integrali o un filo d’olio extravergine, creano un mix nutriente e bilanciato.
L’abitudine a monitorare la pressione è altrettanto fondamentale: tenere sotto controllo i propri valori consente di intervenire con tempestività, anche solo modificando la dieta prima di dover ricorrere ai farmaci. Le pesche possono essere un supporto naturale, ma non devono mai sostituire il consulto medico, soprattutto in caso di ipertensione cronica o familiarità.