Lavoratori sostituiti dalle macchine entro 5 anni? Lo scenario spaventoso dell’IA

Professioni a rischio

Secondo l'AI molte professioni a breve saranno sostituite dalla tecnologia-ireporters.it

Franco Vallesi

11 Settembre 2025

Il futuro del lavoro è in bilico: entro cinque anni l’intelligenza artificiale potrebbe rimpiazzare quasi tutte le professioni, avverte uno dei massimi esperti mondiali.

Secondo il professore Roman Yampolskiy, la comparsa dell’AGI nel 2027 segnerà la fine del 99% delle carriere umane, trasformando radicalmente l’economia, la società e il nostro ruolo nel mondo.

La domanda non è più se l’intelligenza artificiale cambierà il mondo del lavoro, ma quanto in fretta lo farà. A dirlo non è uno dei tanti commentatori da social, ma Roman Yampolskiy, uno dei pionieri nella ricerca sulla sicurezza dell’IA. Le sue parole, pronunciate nel podcast Diary of a CEO, hanno il peso di una profezia distopica: entro il 2030, il 99% dei lavori sarà automatizzato. Non un cambiamento graduale, ma un collasso sistemico. Una previsione che, se confermata, ci obbligherà a ripensare radicalmente la nostra società.

L’intelligenza artificiale generale è alle porte e nessuno è pronto

La chiave della previsione di Yampolskiy è l’arrivo imminente dell’Artificial General Intelligence (AGI), previsto nel 2027. A differenza dei modelli attuali come ChatGPT, l’AGI sarà capace di eguagliare e superare le capacità cognitive umane in qualsiasi ambito. Una volta raggiunto questo traguardo, afferma il professore, assumere esseri umani diventerà antieconomico. Perché pagare uno stipendio quando un abbonamento da 20 dollari o un’app gratuita può fare lo stesso lavoro – meglio e più in fretta?

Secondo Yampolskiy, i primi a cadere saranno i lavori digitali, tutto ciò che può essere svolto davanti a uno schermo. Dagli analisti ai professori, dai contabili ai giornalisti, fino a categorie considerate “moderne” come i prompt engineer: nessuno sarà al sicuro. Lavori che oggi richiedono creatività, pensiero critico e interazione umana saranno tra i primi a essere sostituiti. E mentre i robot umanoidi inizieranno a prendersi il lavoro fisico entro la metà degli anni ’30, il declino dell’occupazione umana sarà già irreversibile.

Robot
Le previsioni dell’AI fanno spavento: l’AI potrebbe sostituire molte delle professioni attuali-ireporters.it

La crisi immaginata da Yampolskiy non è solo economica, ma esistenziale. Il lavoro non ci dà solo denaro: ci offre routine, identità sociale, un senso di utilità. Senza occupazione, interi pilastri culturali rischiano di sgretolarsi. Ecco perché l’esperto propone una reinvenzione totale della società. L’unica via d’uscita? Un Reddito Universale di Base(UBI), garantito a ogni cittadino, per assicurare la sopravvivenza materiale.

Ma non basta. La nuova società dovrà anche ripensare lo status sociale. Non ci si definirà più in base al lavoro, ma in base al contributo alla comunità, alla creatività personale o alla partecipazione civica. Yampolskiy propone l’introduzione di corpi civici e mondi virtuali ben progettati in cui ricostruire il senso di appartenenza. Un’utopia alla Star Trek, dove il denaro scompare e ognuno trova il suo posto – ma senza una vera ricetta su come arrivarci davvero.

E se non ci riusciremo? Il rischio è che l’abbondanza tecnologica degeneri in apatia, isolamento e dipendenze. In uno scenario da Elysium o The Expanse, la ricchezza resterà in mano a un’élite che non avrà più bisogno di vendere, perché i robot faranno tutto solo per loro.

Gli esperti si dividono: ottimismo, realismo o paura?

Non tutti la pensano come Yampolskiy. Geoffrey Hinton, il “padrino dell’IA”, prevede l’eliminazione solo di lavori intellettuali di base, come quelli nei call center o negli uffici legali, ma ritiene sicuri i lavori manuali. Anche per lui, però, il Reddito Universale sarà inevitabile.

Sam Altman, CEO di OpenAI, è meno catastrofista: sostiene che l’umanità si adatterà, anche se i nuovi lavori potrebbero essere bizzarri e temporanei. Altri come Jensen Huang di Nvidia e Yann LeCun di Meta vedono l’IA come uno strumento che trasformerà il lavoro, non che lo cancellerà.

Eppure, anche tra gli ottimisti, nessuno esclude che l’impatto sarà profondo e drammatico. Il problema è che quasi tutti i tentativi di risposta – dal reskilling ai nuovi percorsi di formazione – potrebbero rivelarsi inutili. Se le macchine faranno tutto meglio e più in fretta, nessun corso online potrà salvarti. A quel punto, la riqualificazione sarà come imparare a guidare una carrozza nel mondo delle auto a guida autonoma.

Non possiamo più ignorare lo scenario

Anche se la visione di Yampolskiy può sembrare estrema, i segnali sono già davanti a noi. Negli ultimi 12 mesi, decine di aziende hanno iniziato a ridurre il personale in favore di strumenti IA, e piattaforme come ChatGPT, Claude e Gemini stanno già sostituendo compiti editoriali, customer service e traduzioni. In Asia, alcuni centri di logistica hanno eliminato il 90% della forza lavoro grazie a sistemi automatizzati.

Intanto, le disuguaglianze globali stanno esplodendo. Il famoso 1% sta già investendo miliardi in automazione e infrastrutture autonome. E chi pensa che “nessuno comprerà i loro prodotti” dimentica un dettaglio: non avranno bisogno di venderli, perché avranno già tutto e non ci sarà più nessuno con cui condividere.

È il momento di smettere di ridere dell’idea di un’Apocalisse del lavoro. Anche se la realtà sarà meno estrema di quella disegnata da Yampolskiy, il cambiamento sarà inevitabile. E forse, per la prima volta nella storia recente, non potremo permetterci di restare indietro.

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