Lezioni con 40 gradi? “Meglio rinviare l’inizio a ottobre”: la proposta divide esperti e sindacati

Scuola ad ottobre

Aule roventi e temperature record: la proposta di iniziare le scuole ad ottobre alletta i ragazzi ma ci sono molte critiche-ireporters.it

Franco Vallesi

27 Agosto 2025

Tra caldo record e aule bollenti, si riaccende il dibattito sull’avvio dell’anno scolastico: ma il Ministero difende la data di settembre, puntando sulla continuità didattica.

Le aule afose, il caldo torrido e la fatica degli studenti a restare concentrati hanno riacceso un tema che puntualmente ritorna ogni estate: ha ancora senso iniziare la scuola a settembre?. A sollevare la questione stavolta è stato Marcello Pacifico, presidente del sindacato Anief, che ha lanciato un appello pubblico: «Rinviamo la prima campanella a ottobre, come accadeva negli anni ’60 e ’70». Una richiesta che, però, ha subito incassato una netta opposizione da parte degli Uffici scolastici regionali, convinti che la priorità debba restare sulla qualità della formazione e sulla regolarità dell’anno.

L’idea di posticipare l’inizio: appello o provocazione?

Pacifico motiva la proposta facendo leva sulle temperature record registrate nelle ultime estati: le lezioni si svolgono anche con 38 o 39 gradi, spesso in edifici privi di climatizzazione, mettendo a rischio la salute di oltre sette milioni di studenti e quasi un milione tra docenti e personale scolastico. L’idea sarebbe quella di ripristinare il vecchio modello scolastico, in cui il ritorno in aula avveniva il 1° ottobre, consentendo un’estate più lunga ai ragazzi e un clima meno afoso al rientro.

Cosa cambia
Il ritorno in classe ad ottobre ha accesso un dibattito tra docenti e personale scolastico. Cosa ci dobbiamo aspettare?-ireporters.it

Il problema, però, è ben più strutturale. A parlare sono i numeri: solo il 6% degli edifici scolastici italiani è dotato di impianti di climatizzazione. Su oltre 61.000 scuole censite, ben 57.350 – pari al 93,5%non offrono alcuna forma di refrigerazione nelle aule. Una realtà che mette in difficoltà non solo gli studenti, ma anche i professori e il personale tecnico.

Nonostante ciò, la proposta Anief è stata definita “una boutade da spiaggia” da Ivana Barbacci, segretaria nazionale della Cisl Scuola, che invita a non rincorrere soluzioni estemporanee. Secondo Barbacci, il vero tema è l’ammodernamento edilizio: servono investimenti in pannelli fotovoltaici e condizionatori, non un cambiamento del calendario.

Le ragioni del no: “Servono soluzioni strutturali, non scorciatoie”

Dagli Uffici scolastici regionali, il messaggio è chiaro: posticipare l’avvio delle lezioni avrebbe più svantaggi che benefici. Antonella D’Amico, direttrice dell’Ufficio scolastico delle Marche, ha spiegato che un eventuale slittamento comprometterebbe l’equilibrio tra esigenze didattiche, familiari e organizzative, rischiando di accorciare l’anno scolastico e di creare problemi agli esami di Stato e alle valutazioni finali.

C’è poi un altro aspetto: statisticamente giugno è più caldo di settembre. Rimandare l’inizio significherebbe semplicemente spostare il disagio più avanti, proprio nella fase più delicata dell’anno scolastico. Anche Daniela Beltrame, alla guida dell’Ufficio scolastico del Friuli Venezia Giulia, ha confermato che le tempistiche già fissate dalle Regioni sono da rispettare, difendendo le scelte basate su criteri tecnici e normative consolidate.

La legge attuale prevede infatti che le lezioni inizino nella seconda metà di settembre, una regola in vigore dal 1977, dopo la riforma introdotta dalla legge 820 del 24 settembre 1971. Lo scopo all’epoca era quello di uniformare l’Italia agli altri Paesi europei, garantendo una distribuzione più equilibrata dei giorni di lezione lungo l’anno. Cambiarla oggi significherebbe riscrivere l’intero assetto scolastico nazionale.

Anche il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha ribadito la propria linea: l’inizio dell’anno deve rimanere a settembre, ma con un impegno crescente nell’efficientamento energetico degli edifici, grazie a fondi PNRR e programmi di riqualificazione già in corso. Il piano non è semplice, ma prevede l’installazione di impianti fotovoltaici, l’isolamento termico degli edifici e, dove possibile, impianti di climatizzazione sostenibili.

La questione resta dunque aperta e controversa, ma il clima politico e tecnico non sembra pronto per un ritorno agli anni Settanta. Chi lavora nella scuola ogni giorno sa bene che la priorità è garantire stabilità, anche in un contesto ambientale sempre più complesso. E il calendario – almeno per ora – non si tocca.

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