Nessun genitore è perfetto – la nuova frontiera dell’educazione parte dagli errori

Educare i propri figli

Sbagliando si impara: anche da genitori, possiamo imparare ed educare dai nostri sbagli-ireporters.it

Franco Vallesi

9 Settembre 2025

Secondo la psicologa americana, l’errore non è un fallimento ma un’occasione concreta di crescita per adulti e bambini.

Aliza Pressman sfida il mito del genitore perfetto e mostra come vulnerabilità, scuse e riparazione possano rendere i figli più forti e consapevoli.

Nel mondo dell’educazione infantile, un’idea si fa sempre più strada tra esperti e genitori: l’imperfezione non è una colpa, ma un valore. A sostenerlo con forza è Aliza Pressman, psicologa dello sviluppo e autrice del bestseller The Five Principles of Parenting, che ha dedicato anni di ricerca a smontare il mito del genitore impeccabile.

Nel 2025, questa visione risuona con ancora maggiore urgenza, in un’epoca in cui molti adulti si sentono sotto pressione tra social, aspettative e modelli irraggiungibili. Ma per Pressman, la risposta non è fingere la perfezione: è abbracciare gli errori, e trasformarli in strumenti educativi potenti.

I figli imparano anche dai nostri sbagli

La tentazione di essere perfetti accompagna molti genitori, soprattutto nei primi anni di vita dei figli. Ma secondo Pressman, è proprio mostrare le proprie fragilità che costruisce un rapporto solido e autentico con i bambini.

I figli devono vedere i nostri sbagli”, spiega. “Se non li vedono, penseranno di doverli evitare o nascondere per sentirsi amati.” L’errore, dunque, non va negato né ignorato, ma riconosciuto e riparato. Il gesto di chiedere scusa, di ammettere di aver alzato troppo la voce o di aver frainteso, non indebolisce l’autorità del genitore, anzi: la rafforza.

In un’intervista pubblicata nel 2025 da portali internazionali come BCK Online, Pressman lo dice senza mezzi termini: “Siamo genitori neonati. Cresciamo con loro. E sbagliare è una parte necessaria del mestiere.”

La perfezione
Essere genitori perfetti è molto difficile, anzi quasi impossibile-ireporters.it

Il messaggio è rivoluzionario: non serve essere perfetti, serve essere presenti, empatici e disposti a rimettersi in discussione. La vera educazione passa attraverso la relazione, non la performance.

Nel suo libro, The Five Principles of Parenting, diventato un punto di riferimento internazionale, Aliza Pressman elabora un approccio pratico e accessibile basato su cinque parole chiave, tutte con la R:

  • Relazione

  • Riflessione

  • Regolazione

  • Regole

  • Riparazione

Cinque pilastri che, secondo la psicologa americana, non sono formule rigide, ma strumenti da adattare ogni giorno alla realtà dei figli e alla propria storia personale. Ogni famiglia è diversa, e ogni bambino cresce in modo unico. Ma questi principi offrono una mappa flessibile per orientarsi nel caos emotivo della genitorialità.

La relazione viene prima di tutto: ascoltare, essere presenti, osservare i segnali anche silenziosi. La riflessione aiuta a interrogarsi su ciò che si prova, invece di reagire d’impulso. La regolazione è la capacità di contenere le proprie emozioni, senza negarle. Le regole servono a creare sicurezza e coerenza. E infine, la riparazione: il momento in cui si rimedia, si chiede scusa e si ricostruisce il legame.

Essere genitori nel 2025 tra consapevolezza, limiti e umanità

Nel contesto attuale, dove il confronto continuo e le aspettative sociali rischiano di soffocare l’autenticità, il messaggio di Pressman arriva come una liberazione. Non c’è bisogno di essere genitori perfetti, ma di essere sufficientemente buoni, direbbe Donald Winnicott, e disponibili a crescere con i propri figli.

Questa visione si riflette anche nei nuovi orientamenti delle scuole per l’infanzia, nei percorsi di accompagnamento alla genitorialità, e persino in strumenti digitali sempre più attenti al benessere emotivo, non solo al controllo.

Le famiglie che imparano a normalizzare l’errore, a parlare apertamente di scuse, conflitti e perdono, costruiscono un modello più realistico e umano per le generazioni future. E i bambini che crescono in un clima del genere, non solo saranno più resilienti, ma anche più empatici, più flessibili e più liberi di essere se stessi.

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