Partita Iva 2025, ecco quando si può aprire senza versare contributi previdenziali obbligatori

Partita Iva 2025

Gestione fiscale semplificata nel 2025. - www.ireporters.it

Luca Antonelli

8 Settembre 2025

Le regole per chi apre una Partita Iva non sono uguali per tutti: alcune categorie possono operare senza pagare i contributi, almeno in determinati casi.

Aprire una Partita Iva non significa sempre dover versare subito i contributi previdenziali. In Italia, la regola generale impone che chiunque avvii un’attività autonoma sia tenuto a iscriversi a una cassa previdenziale o alla gestione separata INPS, ma ci sono eccezioni. Alcune figure professionali, in base al tipo di lavoro svolto o alla situazione giuridica, possono operare senza obbligo di versamento, almeno per un periodo iniziale o a certe condizioni.

Questa possibilità riguarda soprattutto chi svolge attività marginali rispetto a un rapporto di lavoro già coperto da altri contributi, o chi esercita in settori per i quali non è prevista alcuna cassa professionale. Un quadro che, seppur limitato, apre scenari interessanti per chi vuole avviare un’attività in proprio senza gravarsi da subito del peso contributivo.

Le categorie escluse dall’obbligo di iscrizione previdenziale

Non tutti i titolari di Partita Iva devono aderire automaticamente a una gestione INPS o a una cassa professionale. È il caso, ad esempio, di chi svolge attività occasionali che non superano i limiti di reddito previsti dalla legge, oggi fissati a 5.000 euro l’anno. In questi casi, non scatta l’obbligo di versamento contributivo, anche se resta necessario dichiarare i redditi percepiti.

Partita Iva 2025
Tutele e limiti per chi apre Partita Iva. – www.ireporters.it

Un’altra eccezione riguarda chi ha già un rapporto di lavoro subordinato con piena copertura previdenziale. Se l’attività autonoma rappresenta un’integrazione, e non la fonte principale di reddito, non è obbligatoria l’iscrizione a una seconda gestione. Lo stesso vale per i pensionati che scelgono di aprire una Partita Iva: possono operare senza versare contributi aggiuntivi, a meno che non esercitino professioni ordinistiche che prevedono regole specifiche.

Un capitolo a parte è quello delle professioni senza albo, come consulenti o formatori, che rientrano nella gestione separata INPS. Qui il versamento resta obbligatorio, ma solo al superamento di determinate soglie. Chi rimane sotto i limiti può operare senza oneri previdenziali, limitandosi a pagare le imposte sui compensi dichiarati.

Perché esistono queste eccezioni e quali rischi comportano

Le deroghe all’obbligo contributivo rispondono a esigenze concrete. Da un lato c’è la volontà di non gravare eccessivamente su chi svolge attività secondarie o temporanee, dall’altro c’è l’esigenza di armonizzare il sistema previdenziale con le diverse forme di lavoro. Non a caso, le eccezioni riguardano soprattutto chi ha già una copertura altrove o chi svolge attività con redditi minimi.

Va ricordato, però, che non versare contributi significa non maturare diritti pensionistici per quel periodo. Un aspetto spesso sottovalutato da chi apre una Partita Iva solo per integrare il reddito, ma che può pesare in prospettiva. È per questo che alcuni scelgono comunque di effettuare versamenti volontari, per non lasciare buchi nella carriera contributiva.

Le verifiche da parte dell’Agenzia delle Entrate e dell’INPS restano rigorose. Dichiarare attività come “occasionali” quando non lo sono può portare a contestazioni e sanzioni. Per questo è fondamentale distinguere bene tra attività abituale e attività occasionale, non solo sul piano formale ma anche sostanziale.

Il quadro normativo resta complesso e in evoluzione, e chi intende sfruttare queste possibilità dovrebbe muoversi con prudenza, valutando non solo il risparmio immediato ma anche gli effetti futuri sul piano previdenziale.

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