Il borgo toscano ha trasformato un problema in una risorsa: dalla spazzatura energia, arte e sviluppo condiviso con i cittadini
Nel cuore della campagna pisana, Peccioli ha riscritto la storia delle discariche, dimostrando che accogliere i rifiuti può diventare un’occasione di rinascita sociale, culturale ed economica.
C’è un piccolo paese in Toscana, Peccioli, che ha scelto di accogliere i rifiuti invece di respingerli. Un gesto che all’apparenza sembrava folle, ma che nel tempo ha dato vita a uno dei progetti più visionari d’Europa. Mentre altrove si gridava al «Not In My Back Yard», il Comune rispondeva con coraggio: «Please In My Back Yard». E oggi raccoglie i frutti di quella scommessa.
Come Peccioli ha trasformato i rifiuti in energia, cultura e benessere collettivo
La storia comincia negli anni ’70, quando Peccioli — 4.000 abitanti — ospitava una discarica rudimentale per i rifiuti delle frazioni vicine. Nessuna coibentazione, nessuna captazione del percolato. Ma all’epoca, l’assenza di regole era la norma. Solo nel 1982 arrivò la prima legge nazionale sulla gestione dei rifiuti. Quattro anni dopo, a Firenze, un’allarme diossina portò alla chiusura dell’inceneritore e alla ricerca urgente di nuovi spazi per lo smaltimento.
Fu allora che il giovane sindaco di Peccioli, Renzo Macelloni, propose ai suoi concittadini un’idea audace: accettare i 4 miliardi di lire stanziati dalla Regione Toscana, bonificare la vecchia discarica e costruirne una nuova, moderna, a impatto ridotto e sotto controllo pubblico. Dopo mesi di discussioni accese, il paese decise di fidarsi.

Nel 1997, la discarica fu affidata alla Belvedere Spa, società mista con partecipazione diretta dei cittadini: il 38% delle quote è in mano a 900 piccoli azionisti, molti dei quali residenti. Un modello partecipativo e virtuoso, che ha portato Peccioli a gestire oggi una delle più grandi discariche della Toscana, estesa su 34 ettari e capace di accogliere oltre 400.000 tonnellate di rifiuti l’anno, anche da fuori regione.
Grazie alla metanizzazione dei rifiuti, il sito produce 15 milioni di Kwh di energia elettrica l’anno e 8 milioni di metri cubi di biometano dal solo biodigestore inaugurato di recente. L’impianto — costato 71 milioni di euro — è uno dei più avanzati d’Italia. Inoltre, i pannelli fotovoltaici installati producono più energia di quella che consuma l’intero paese.
È già in fase di progettazione un impianto di ossidazione a bassissime emissioni che trasformerà il residuo indifferenziato in un materiale vetroso inerte, utile in edilizia. L’obiettivo dichiarato è quello di interrare solo il 10% dei rifiuti, riciclando o valorizzando il resto.
Dalla spazzatura al premio di Borgo più bello: quando i rifiuti fanno turismo e cultura
Il denaro che arriva dalla Belvedere è una risorsa concreta e condivisa. Il Comune ha incassato oltre 235 milioni di euro, investiti in scuole, cultura e infrastrutture. Con 16 milioni si è costruito un villaggio scolastico; 15 milioni sono serviti a realizzare parcheggi e passerelle panoramiche; altri 6 milioni per il Palazzo delle esposizioni, 3 per la piscina comunale e un milione per una biblioteca moderna.
Ma non è tutto: Peccioli ha anche due anfiteatri, uno dei quali sorge dentro il perimetro della discarica, e ospita spettacoli, concerti e rassegne culturali. In un’ottica di bellezza condivisa, il Comune ha commissionato opere d’arte pubblica per decorare l’impianto: statue di 9 metri, murales, installazioni permanenti e un percorso artistico tra le vie del borgo con opere di 70 artisti.
Dal 2009, il simbolo del paese sono diventate “Le Presenze”, statue gigantesche firmate da Gianluca Salvadori. E nel 2024, Peccioli è stato proclamato “Borgo più amato d’Italia” agli Oscar del Turismo e “Borgo dei Borghi” da una celebre trasmissione televisiva nazionale.
Nel frattempo, gli abitanti azionisti continuano a beneficiare del progetto: nel solo 2024, sono stati distribuiti 1.555.000 euro di dividendi. Chi ha investito 10.000 euro si è visto recapitare quasi 2.000 euro netti, un ritorno che di fatto azzera le imposte locali come Imu, Tari e Tasi.
Peccioli è diventato così un esempio internazionale di economia circolare reale, non solo raccontata. Una discarica modello capace di produrre energia, cultura, turismo e reddito per la comunità.