Una banda online ha attivato Spid, aperto conti correnti e chiesto finanziamenti a nome di un pensionato, che scopre tutto troppo tardi.
Giuseppe Marcon, ex docente in pensione, è vittima di un sofisticato raggiro digitale: dai conti correnti attivati ai 50mila euro ottenuti con la cessione del quinto, la sua identità è stata usata come un bancomat.
Il volto della cybertruffa del 2025 è quello di un uomo tranquillo, in pensione, che fino a pochi mesi fa si sentiva al sicuro dietro una semplice fotocopia della carta d’identità. Oggi invece, Giuseppe Marcon, 72 anni, ex professore di informatica di Castelfranco, si ritrova a dover lottare contro un sistema che ha permesso, con una facilità sconcertante, la violazione totale della sua identità digitale.
Un incubo iniziato con una semplice carta di credito mai richiesta
Era il 5 agosto quando Marcon ha ricevuto, via posta, una carta di credito Credem. Non ne aveva mai fatto richiesta. Dopo i primi dubbi, la scoperta: qualcuno aveva attivato uno Spid a suo nome, ma non con il suo provider abituale, Aruba, bensì con un altro operatore. Era solo l’inizio.
I truffatori, approfittando di una semplice copia del suo documento e della debolezza dei sistemi di controllo, avevano aperto conti correnti online, modificato la residenza (risultata poi in via Palazzo a Mestre), associato un numero di telefono intestato a un cittadino ghanese residente a Roma, e soprattutto ottenuto un prestito da 50.000 euro grazie alla cessione del quinto della pensione tramite una finanziaria del Banco Desio (Dynamica Retail).

Il tutto, all’insaputa della vittima. La PEC – rimasta inspiegabilmente originale – ha fatto da campanello d’allarme solo settimane dopo: il 26 agosto, giorno di ferie del professore, una comunicazione automatica dell’INPS segnala l’avvio della pratica per la cessione del quinto. Una riga di testo, che poteva facilmente passare inosservata.
I truffatori si muovono come professionisti, ma un dettaglio li tradisce
I dettagli ricostruiti da Marcon, e confermati in seguito dal direttore della filiale bancaria, sono inquietanti. I 50.000 euro del finanziamento erano stati erogati il 3 settembre. Ma il professore scopre tutto solo l’8 settembre, quando rientra dalle vacanze e trova la raccomandata della finanziaria in giacenza dal 3 settembre.
Grazie a un intervento rapido, la banca blocca immediatamente il pagamento delle rate, evitando che il danno si amplifichi. Ma 10.000 euro erano già stati prelevati da uno dei conti correnti aperti fraudolentemente. La modifica della PEC, però, era stata dimenticata dai truffatori: proprio quella disattenzione ha permesso all’ex docente di venire a conoscenza dell’intera truffa.
Marcon, sconcertato, ha presentato più denunce, si è rivolto ai carabinieri, ha tentato di contattare la polizia postale di Treviso, chiusa per ferie, ed è stato reindirizzato a Venezia, in un rimpallo burocratico che ha reso ancora più faticosa la sua difesa. Il 72enne è oggi costretto a modificare i propri dati all’anagrafe, e ammette: «Anche questa settimana ne ho scoperte altre. Così non si vive».
Identità digitale vulnerabile: nel 2025 è allarme nazionale
Il caso Marcon non è isolato. Nel 2025, le truffe digitali tramite SPID, PEC e credenziali INPS sono cresciute del 42% rispetto al 2024, con migliaia di casi denunciati ogni mese. I criminali informatici sfruttano falle nei processi di verifica e identità, basandosi su dati raccolti anche solo da fotocopie di documenti diffusi con leggerezza in ambiti come assicurazioni, sanità, prenotazioni alberghiere o vecchie iscrizioni online.
Nonostante la digitalizzazione sia ormai pervasiva, bloccare uno SPID attivato fraudolentemente si rivela tuttora un’operazione quasi impossibile. Come denuncia Marcon stesso: «Anche se è legato a una carta d’identità annullata, non riesco a disattivarlo. Possono accedere al mio cassetto fiscale o modificare l’IBAN sul portale dell’INPS».
Questa vicenda solleva domande urgenti sulla tutela dell’identità digitale in Italia. Mentre i provider SPID e le pubbliche amministrazioni cercano soluzioni, i cittadini continuano a muoversi in un terreno fragile, dove una disattenzione può trasformarsi in una trappola da decine di migliaia di euro.
Nel frattempo, Marcon, armato di denunce, PEC e tanta pazienza, prova a riprendere il controllo della sua identità. Ma è lui stesso a ricordarci quanto sia facile finire in trappola: «Ne trovano sempre una nuova. E tu resti a tappare falle mentre loro sono già avanti».
