Le truffe online – phishing, smishing e vishing – stanno colpendo migliaia di correntisti ogni anno, con metodi sempre più sofisticati che riproducono l’identità della banca via SMS, email o telefonata. Se ti ritrovi vittima di uno di questi raggiri, è fondamentale sapere che la legge italiana ed europea ti tutela, e può aiutarti a ottenere il rimborso dei soldi sottratti.
Cosa prevede la legge in caso di operazioni non autorizzate
In base al decreto legislativo 11/2010 (recepimento delle direttive PSD e PSD2), la banca è obbligata a rimborsare le somme sottratte tramite transazioni non autorizzate. L’istituto finanziario ha l’onere di dimostrare che l’operazione è avvenuta con il tuo consenso o che hai agito con dolo o grave negligenza. Se non ci riesce, il tuo diritto al rimborso è garantito. (Art. 11 D.Lgs. 11/2010)
Primi passi da fare se subisci una truffa
Non appena sospetti un’operazione fraudolenta, agisci con tempestività: blocca subito la carta o l’accesso online e segnala l’accaduto per iscritto alla banca, chiedendo il rimborso. È quindi consigliato sporgere denuncia alla Polizia Postale, allegando questa e-mail o SMS sospetto come prova. La banca ha 60 giorni lavorativi per fornire una risposta al reclamo scritto.
Come ottenere il rimborso se la banca nega o ignora la richiesta
Se la banca rifiuta il rimborso o non risponde nei tempi previsti, puoi ricorrere gratuitamente all’Arbitro Bancario Finanziario (ABF). Questa procedura stragiudiziale è semplice: raccogli le prove (denuncia, comunicazioni, estratti conto) e presenta una contestazione formale. Anche se le decisioni non sono vincolanti, le banche solitamente si conformano per evitare danni reputazionali.
Quando serve un intervento legale
Se l’esito all’ABF non è soddisfacente o la banca oppone una resistenza ingiustificata, è possibile rivolgersi a un avvocato esperto in diritto bancario. Puoi agire in tribunale chiedendo il rimborso e un risarcimento, invocando norme come l’articolo 10 del D.Lgs. 11/2010. In casi emblematici, la giurisprudenza ha riconosciuto ai clienti il diritto al risarcimento integrale e al ristoro dei danni subiti.
Un caso esemplare
Un caso recente vede una cittadina veronese truffata tramite phishing; dopo il diniego della banca, ha ottenuto un risarcimento di 50.000 € grazie all’ABF. La decisione ha evidenziato la mancanza di adeguate difese informatiche da parte dell’istituto e consolidato il principio della sua responsabilità.