La nuova disposizione consente un acconto in busta paga che però riduce gli importi pensionistici futuri, con scadenze stringenti da rispettare.
Il sogno di ricevere un bonus in busta paga può rivelarsi una scelta rischiosa per molti lavoratori prossimi alla pensione. L’Inps ha aperto la strada a un’opportunità che sembra allettante: rinunciare al versamento della propria quota contributiva IVS per ricevere un accredito aggiuntivo in busta paga. Ma viene presentata una trappola silenziosa. La cifra finisce immediatamente nel portafoglio, ma non entra nel calcolo per la pensione futura. Il perimetro riguarda i lavoratori con diritto alla pensione anticipata flessibile o ordinaria entro il 31 dicembre 2025. Serve comunicare la scelta e restare in servizio. È un bivio che richiede attenzione: più soldi oggi, meno pensione domani.
Come funziona la rinuncia e cosa cambia davvero
Chi si trova a pochi mesi dal pensionamento può optare per non far versare all’Inps la propria quota contributiva IVS. In pratica, la parte che spetta al lavoratore rimane in tasca al netto di contributi. La scelta vale solo per chi conclude l’attività entro fine anno, pensione anticipata flessibile o ordinaria. Serve una comunicazione formale e l’azione deve restare in carico, quindi l’uscita dal lavoro arriva dopo. Lo sconto sembra vantaggioso — più liquidità in busta — ma esclude questi soldi dal montante contributivo, che influenza direttamente l’importo pensionistico. Chi ritiene che ogni euro conti dovrebbe considerare il bilancio tra il guadagno immediato e il taglio futuro del reddito mensile.

La questione si complica perché molti lavoratori non lo scoprono nei tempi utili. Nel momento in cui si avvicinano alla pensione, scoprono che la simulazione non include questa variabile. Sembra un bonus “da sogno”, ma invischiarsi in questo percorso senza valutare l’impatto può provocare meno assegno ogni mese, in modo permanente. Serve un calcolo lucido, senza farsi abbagliare dall’emozione del momento.
Il contesto previdenziale e le conseguenze reali
Il sistema pensionistico italiano consolida i versamenti per calcolare la futura pensione. Ogni contributo — lavoratore o datore — incide sul montante e sui coefficienti di trasformazione. Nel 2025, questi coefficienti sono scesi, il montante è più debole, l’uscita dal lavoro appare meno conveniente. In questo scenario, regalare all’Inps una quota contributiva è quasi un controsenso: si riduce il capitale a disposizione dell’istituto per calcolare l’assegno.
Non a caso, quando si arriva al traguardo della pensione, ogni opzione va guardata con occhi da mani esperte: non basta la simulazione digitale, va chiesto supporto tecnico o sindacale. Il bonus immediato inganna perché mette del contante in mano, ma impoverisce il futuro. Il lavoro rimane, il conto però cambia ogni mese, per tutta la pensione. Il rischio è restare con meno, giorno dopo giorno, pur avendo avuto un beneficio immediato.
Il bonus appare come una mossa intelligente: monetizza subito una quota che normalmente finirebbe in contributi. Però, serve guardare avanti. Si vince oggi, ma si perde domani. Il nodo è semplice, anche se invisibile: più busta paga ora, meno assegno mensile futuro. Colpisce chi entra in pensione entro il 2025. Serve una scelta consapevole, non frettolosa.