Racket di Natale per conto del clan dei Casalesi, scattano arresti

Racket di Natale per conto del clan dei Casalesi, scattano arresti. Le richieste fatte soprattutto a ristoranti ed imprese di trasporti di Aversa, Lusciano e Parete.

Loro sono stati puntuali a chiedere il ‘pizzo’ e i carabinieri di Aversa lo sono stati ancora di più, evitando che altri commercianti cadessero sotto la scure del racket. I militari del Nucleo Investigativo dei carabinieri di Aversa, unitamente ai carabinieri del luogo, hanno dato esecuzione a due ordinanze di applicazione di misure cautelari in carcere, per i reati di estorsione e tentata estorsione continuata in concorso, aggravati dal metodo mafioso, emesse rispettivamente dal Gip presso il Tribunale di Napoli, su richiesta della locale Procura Distrettuale Antimafia, nei confronti di sette persone e dal Tribunale dei Minori di Napoli, su richiesta della Procura della Repubblica presso il medesimo Tribunale, a carico di un ottavo soggetto, organico al gruppo criminale e minorenne all’epoca dei fatti. Agli arresti sono finiti E. O., 19 anni, B. G., 70 anni; D. G., 59 anni; D. S. C., 52 anni; I. B., 57 anni; T. G., 41 anni; C. R., 31 anni; P. F., 30 anni.

L’indagine

L’indagine, condotta tramite attività istruttorie, intercettazioni telefoniche ed ambientali e servizi di osservazione, controllo e pedinamento, ha permesso di individuare e documentare le condotte di un gruppo criminale nell’ambito del quale gli indagati, dopo essersi presentati presso numerosi esercizi commerciali di Aversa, Lusciano e Parete, hanno tentato di compiere estorsioni, portandone alcune a compimento, avvalendosi della forza d’intimidazione e dall’appartenenza alla camorra, alla fazione Bidognetti e alla fazione Schiavone del clan dei Casalesi”. Nel corso dell’indagine è emerso che le richieste andavano da un minimo di 250 ad un massimo di 15mila euro per ripetute estorsioni tentate e consumate nel periodo antecedente alle festività natalizie del 2018. Il ‘pizzo’ veniva chiesto soprattutto a ristoranti ed imprese di trasporti. In alcuni casi c’è stata la denuncia da parte delle vittime. Il racket veniva chiesto per sostenere le famiglie dei detenuti ed erogare lo stipendio agli affiliati.

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