Scopri cosa prevede la normativa per la detrazione degli interessi passivi quando il mutuo è intestato a due persone e uno dei cointestatari è fiscalmente a carico.
Il tema della detrazione degli interessi del mutuo cointestato è tra i più discussi quando si prepara la dichiarazione dei redditi. La situazione si complica soprattutto se uno dei due intestatari è fiscalmente a carico dell’altro. Il fisco ha chiarito le modalità con cui si può accedere all’agevolazione e le condizioni che devono essere rispettate per non commettere errori.
I chiarimenti del fisco sulla detrazione
La regola generale stabilisce che, in presenza di un mutuo cointestato, ogni intestatario può detrarre solo la parte di interessi passivi che ha effettivamente sostenuto. Non è possibile portare in detrazione la quota riferita a un familiare a carico, se non si è stati materialmente noi a sostenerne il costo.

C’è però un’eccezione molto precisa. Se il mutuo è stato acceso per acquistare l’abitazione principale e il coniuge intestatario è fiscalmente a carico, allora chi paga tutte le rate può detrarre l’intero importo degli interessi, anche quello che spetterebbe alla quota dell’altro cointestatario. In altre parole, se uno solo dei due ha sostenuto la spesa, la detrazione spetta interamente a lui. Questa possibilità non si applica invece se entrambi contribuiscono al pagamento in maniera distinta, perché in quel caso la detrazione segue la quota effettivamente versata da ciascuno.
Il principio si fonda sul concetto di spesa realmente sostenuta. Non basta essere cointestatari del contratto: conta chi paga di fatto le rate. Per questo, in sede di controlli fiscali, l’Amministrazione può richiedere documenti che dimostrino i versamenti effettuati.
Come applicare correttamente la detrazione
Chi si trova a gestire un mutuo cointestato deve prestare attenzione ad alcuni passaggi pratici. Prima di tutto è necessario verificare la destinazione dell’immobile. L’eccezione che consente la detrazione per entrambe le quote vale solo se l’immobile è adibito ad abitazione principale. Se invece l’immobile è una seconda casa, ciascun cointestatario può detrarre esclusivamente la propria parte.
Altro punto centrale riguarda la prova dei pagamenti. Se uno dei due coniugi ha pagato tutte le rate, deve poterlo dimostrare con ricevute o estratti conto. Solo in questo modo la detrazione complessiva sarà ammessa. In mancanza di documenti chiari, il rischio è che la quota venga contestata e la detrazione annullata.
Nella dichiarazione dei redditi bisogna indicare la somma degli interessi passivi pagati da chi chiede la detrazione. È un aspetto tecnico ma decisivo, perché l’Agenzia delle Entrate controlla che ci sia coerenza tra le spese effettive e quanto dichiarato. Errori frequenti sono due: imputare in detrazione anche la parte del coniuge senza averla pagata realmente, oppure indicare immobili che non sono abitazione principale. Entrambi i casi espongono a correzioni e possibili sanzioni.
Per questo motivo, chi si trova in situazioni particolari, con quote non chiare o rate pagate da conti correnti differenti, dovrebbe valutare il supporto di un consulente fiscale. La materia è tecnica e la gestione errata può portare a perdere un beneficio economico importante.