Scuola 2025-2026, cambia tutto: cellulari vietati, nuova maturità e voto che fa paura

Scuola e novità

Anno scolastico 2025-2026: tutte le novità e cosa cambia-ireporters.it

Franco Vallesi

26 Agosto 2025

Dal divieto degli smartphone alle superiori fino alla svolta educativa del voto di condotta: ecco tutte le novità annunciate dal ministero dell’Istruzione.

Un cambio di rotta netto per la scuola italiana, che dal prossimo anno introdurrà regole più chiare e incisive su disciplina, didattica e valutazione. Le nuove disposizioni, firmate dal ministro Giuseppe Valditara, intervengono su più fronti: l’uso dei cellulari a scuola, il voto di condotta, l’esame di maturità, i programmi della primaria e persino l’accesso alla casa per i lavoratori scolastici fuorisede. Una riforma diffusa, fatta di norme già attive e proposte che entreranno in vigore tra il 2025 e il 2027, con l’obiettivo dichiarato di restituire alla scuola “serietà, merito e partecipazione civica”.

Divieto di smartphone e condotta: nuove regole per il comportamento degli studenti

La stretta più immediata riguarda i cellulari. Con una nuova circolare del ministero, il divieto d’uso in classe viene esteso anche alle scuole superiori, rendendo omogenea la norma già in vigore per elementari e medie. Stop quindi all’uso libero dei dispositivi personali durante le ore scolastiche, anche se non è prevista alcuna sanzione automatica: l’applicazione concreta spetterà ai singoli istituti. Restano solo due eccezioni: quando lo smartphone è previsto nel Piano Educativo Individualizzato (PEI) o nel Piano Didattico Personalizzato (PDP), come per alunni con disabilità o disturbi specifici dell’apprendimento.

Una misura che non arriva a caso. Secondo l’OCSE, nel 2024 sono stati osservati effetti negativi della tecnologia sul rendimento scolastico. L’ISS, invece, ha rilevato che un adolescente su quattro in Italia ha un rapporto problematico con lo smartphone.

Nuove regole
Ecco cosa cambierà per alunni e studenti-ireporters.it

Non meno rilevante il cambiamento previsto per il voto di condotta, che da strumento marginale torna al centro del progetto educativo. Dal 2025/2026, il comportamento degli studenti sarà valutato annualmente, non più per quadrimestre, con un impatto diretto sull’ammissione all’anno successivo. Chi prenderà meno di 6/10 non sarà promosso; chi riceverà 6 dovrà scrivere un elaborato obbligatorio sulla cittadinanza attiva, collegato ai motivi della valutazione.

Le sanzioni disciplinari, poi, saranno riviste in ottica educativa. Le sospensioni brevi prevedranno momenti di riflessione e approfondimento a scuola; quelle più lunghe verranno sostituite da attività solidali in collaborazione con enti convenzionati. Un ritorno all’idea di scuola come comunità formativa, dove anche l’errore può diventare un’opportunità di crescita civile.

Maturità, revisione dei programmi e aiuti per chi lavora lontano

Anche la maturità cambierà volto. Il ministro ha confermato che dal 2025 il colloquio orale avrà un carattere multidisciplinare e servirà a valutare le competenze acquisite in tutto il percorso scolastico. Resta invariata la prima prova scritta di italiano, mentre la seconda prova, che riguarda le materie caratterizzanti di ciascun indirizzo, potrà subire modifiche nei contenuti e nella struttura.

Tra le novità più discusse c’è l’introduzione del colloquio obbligatorio: chi non si presenterà all’orale – come successo in alcuni casi di protesta – non otterrà il diploma. Una regola netta, voluta per prevenire forme di boicottaggio o scelte arbitrarie.

Guardando al futuro, il ministero ha già fissato la prossima tappa: una revisione dei programmi della scuola primaria e delle medie, prevista per l’anno scolastico 2026/2027. Si tratterà di un intervento profondo sui contenuti e sui metodi didattici, con l’obiettivo di aggiornare la scuola alle nuove esigenze formative, senza rinunciare ai fondamenti culturali.

Infine, una misura concreta sul fronte abitativo: nei progetti di edilizia residenziale sociale, saranno riservati alloggi a prezzi calmierati per insegnanti e personale scolastico che si trasferiscono per lavoro. Un tentativo di affrontare il problema dei costi dell’affitto, particolarmente sentito nelle grandi città, e facilitare la mobilità professionale.

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