Sempre più giovani italiani scelgono la Spagna per lavorare. Costo della vita più basso, settimana corta e stipendi solidi rendono il Paese una delle mete preferite per chi vuole ricominciare all’estero.
Nel 2024 quasi 93.000 giovani italiani hanno lasciato il Paese per lavorare all’estero. A differenza del passato, però, non si tratta più di fughe disperate causate dalla disoccupazione. Secondo l’Istat, solo uno su quattro parte per mancanza di lavoro. Gli altri inseguono un obiettivo diverso: una qualità della vita migliore, uno stipendio più stabile, una maggiore tutela della propria salute mentale e del proprio tempo libero. Tra le destinazioni più amate spicca la Spagna, che oggi conta circa 325.000 residenti italiani secondo i dati dell’Istituto Nazionale di Statistica spagnolo (Ine).
La scelta non sorprende. Il costo della vita più basso, la vicinanza geografica, una cultura simile alla nostra, ma soprattutto politiche del lavoro più moderne hanno trasformato la Spagna in un punto di riferimento per chi sogna di ricominciare. I salari sono in linea con l’Italia, ma i prezzi per vivere sono molto più gestibili. E poi c’è quella cosa che da noi sembra ancora un miraggio: la settimana lavorativa corta, già realtà per migliaia di spagnoli. In pratica si lavora quattro giorni a settimana, senza perdere un euro di stipendio. Un elemento che pesa, eccome, sulle decisioni di chi valuta un trasferimento. Soprattutto per chi è giovane, qualificato e disposto a cambiare tutto pur di non dover più scegliere tra carriera e benessere.
Quanto si guadagna in Spagna e perché conviene anche se lo stipendio è simile
Secondo l’Oecd Better life index, il reddito medio netto annuo per famiglia in Spagna è di 24.642 euro, un dato poco sotto quello italiano ma con un impatto molto diverso sulla vita quotidiana. Il motivo? Il costo generale della vita è sensibilmente più basso. Le spese alimentari, comprese quelle per supermercati e ristoranti, pesano meno nel bilancio familiare. Anche le bollette di luce, gas e telefono sono più leggere, così come i trasporti pubblici e privati. Solo il settore immobiliare è leggermente più caro, ma in molte città di seconda fascia i costi per affitti e acquisti restano comunque più abbordabili di quelli di molte grandi città italiane. Il risultato è che, anche a parità di reddito, un lavoratore in Spagna può vivere meglio, risparmiare di più e permettersi una quotidianità più serena. Per molti, basta questo per decidere di cambiare Paese.

Certo, non tutti gli stipendi sono uguali. La retribuzione cambia in base al settore e alla posizione, ma ci sono ambiti in cui la Spagna paga bene. Nel settore sanitario, per esempio, un medico guadagna in media 2.903 euro al mese, un farmacista 2.814, mentre un dentista può arrivare a 5.196 euro. Gli infermieri si fermano a 1.887 euro, gli psicologi a 1.683, ma anche in questi casi il costo della vita più basso riequilibra tutto. Non manca il settore tech, in crescita costante. Un graphic designer guadagna circa 1.740 euro al mese, mentre un IT manager può superare i 2.700. E poi c’è il turismo, sempre fiorente, dove gli stipendi sono più bassi (intorno ai 1.200 euro al mese), ma le opportunità stagionali abbondano e il turnover è rapido. Non è raro trovare italiani impiegati in ristoranti, alberghi e agenzie di viaggio.
Lavorare meno giorni e vivere di più: la Spagna testa la settimana corta (ma molte aziende già l’hanno adottata)
Uno dei motivi che spingono gli italiani a trasferirsi in Spagna è il modello di lavoro più sostenibile. Lì il concetto di equilibrio tra vita e lavoro non è solo uno slogan. Il governo ha approvato la proposta per la settimana lavorativa di 4 giorni, mantenendo lo stesso stipendio. Anche se l’iter parlamentare è ancora in corso, molte aziende hanno già introdotto la misura su base volontaria, grazie ad accordi con i sindacati. La riduzione a 37,5 ore settimanali potrebbe presto diventare norma su tutto il territorio. Secondo il governo spagnolo, la misura è sostenibile grazie alla produttività più alta e a una gestione intelligente del salario minimo, che permette di ridurre le giornate lavorative senza danneggiare le imprese.
La qualità della vita migliora, il tempo libero aumenta. Le famiglie possono organizzarsi meglio, lo stress cala, i lavoratori si sentono più valorizzati. Tutto questo incide anche sulla salute mentale, spesso trascurata nel dibattito pubblico italiano. E il risparmio – in termini di trasporti, pasti fuori casa e gestione dei figli – non è affatto trascurabile. In Spagna si lavora meno, si guadagna il giusto e si vive di più. È questo il vero motivo per cui così tanti italiani stanno facendo le valigie. E se oggi la fuga è vista come una scelta, non più come una necessità, allora è forse il momento di ripensare seriamente al modello di lavoro italiano.