Tracce di vita su Marte? Cosa ha davvero trovato il rover Perseverance

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Il Rover ha trovato tracce di vita su Marte-ireporters.it

Franco Vallesi

12 Settembre 2025

Una nuova analisi rivela la presenza di materiali che, sulla Terra, si formano con l’aiuto di microrganismi. È l’indizio più promettente mai raccolto finora dal rover Perseverance.

Marte torna sotto i riflettori: il rover Perseverance ha individuato composti minerali legati a carbonio organico, la cui origine potrebbe essere compatibile con processi biologici antichi. Un passo significativo — anche se ancora non definitivo — nella lunga ricerca di tracce di vita passata sul Pianeta Rosso.

A comunicare l’avanzamento è un team internazionale di ricerca, con la partecipazione dell’Istituto Nazionale di Astrofisica, attraverso uno studio pubblicato su Nature a firma di Joel A. Hurowitz, che definisce la scoperta una “potenziale impronta di vita microbica”. Un’affermazione importante, che però impone cautela: i dati sono promettenti, ma richiedono ulteriori analisi per escludere spiegazioni di tipo non biologico.

Le potenziali biofirme trovate nel cratere Jezero

Il campione marziano esaminato proviene da una zona nota come Neretva Vallis, un antico canale fluviale che un tempo portava acqua nel cratere Jezero. Perseverance ha analizzato un affioramento chiamato formazione Bright Angel, composto da argilliti rosse ricche di ferro, prima di prelevare il materiale con il suo trapano scientifico.

Marte
Marte, il Pianeta Rosso-ireporters.it

Nei sedimenti sono stati rilevati carbonio organico, fosfato di ferro e solfuro di ferro: sostanze che, sulla Terra, sono spesso associate all’attività di microrganismi in ambienti acquatici. Lo stesso avviene nei laghi antartici, dove la presenza di microbi è documentata.

Secondo lo studio, queste “trame” e “caratteristiche chimiche” rappresentano delle potenziali biofirme. Ma come specificato dagli autori, potrebbero anche derivare da processi geochimici inanimati. “La nostra analisi mostra una forte coerenza con processi biologici — scrivono i ricercatori — ma sarà necessario raccogliere più dati per escludere altre cause”.

Un’ipotesi affascinante, ma ancora lontana dalla conferma

Nonostante l’entusiasmo, gli scienziati restano prudenti. Lo stesso Hurowitz, durante la conferenza stampa di presentazione dello studio, ha sottolineato che non si può parlare di prova definitiva. “Una delle possibili spiegazioni è la vita microbica, ma ce ne sono altre. Per questo abbiamo bisogno di più evidenze”.

Anche Janice Bishop del SETI Institute e Mario Parente dell’Università del Massachusetts Amherst, esterni al team di ricerca, ribadiscono che non si può escludere l’origine non biologica dei composti osservati.

Tuttavia, Hurowitz è convinto che si tratti del miglior candidato finora emerso nella missione di Perseverance. È infatti il 25º campione raccolto dal rover, su un totale previsto di 36. E secondo l’autore, “sarebbe straordinario dimostrare che queste strutture sono state prodotte da qualcosa di vivo miliardi di anni fa. Ma anche se non fosse così, resterebbe una grande lezione su quanto la natura possa sembrare viva, senza esserlo”.

I campioni resteranno su Marte ancora a lungo

Il problema principale, ora, è logistico e politico: riportare questi campioni sulla Terra. La NASA, inizialmente, aveva previsto di farlo nei primi anni 2030, con un piano di missioni robotiche articolato e costoso. Ma il progetto, avviato sotto la guida dell’allora amministratore Bill Nelson, è stato rimandato a causa dei tagli apportati durante la presidenza Trump.

Oggi i costi sono saliti fino a 11 miliardi di dollari, e la nuova stima colloca il ritorno dei campioni non prima degli anni 2040. Secondo Sean Duffy, attuale acting administrator della NASA, “non c’è budget. Stiamo valutando se esistano modi più economici e rapidi per farlo”.

Fino ad allora, gli scienziati potranno contare solo su esperimenti terrestri, analizzando materiali simili e ricostruendo in laboratorio le condizioni chimiche marziane. È una sfida complessa, ma che potrebbe gettare le basi per la più grande scoperta scientifica del nostro tempo.

Nel 2025, la ricerca della vita oltre la Terra torna a occupare il centro della scena scientifica. E se da un lato la tecnologia marziana avanza, dall’altro restano i limiti imposti dalle decisioni politiche e dai costi. Tuttavia, la scoperta di Perseverance dimostra che Marte è ancora pieno di segreti. E forse, là sotto, in quei sedimenti antichi, riposa il ricordo di una vita che un tempo è esistita davvero.

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