Cerimonie, banchetti e accordi miliardari: la visita di Trump nel Regno Unito si muove tra etichetta, diplomazia e polemiche. Il cielo sopra Londra era affollato di elicotteri già prima dell’atterraggio dell’Air Force One, con a bordo Donald Trump, all’aeroporto di Stansted.
Ad accoglierlo, una delegazione ufficiale guidata dalla neoministra degli Esteri Yvette Cooper, insieme all’ambasciatore americano Warren Stephens e al visconte Hood in rappresentanza della corona britannica. Con lui, come sempre, la Bestia, l’auto presidenziale corazzata, e la moglie Melania Trump.
Trump, alla sua seconda visita di Stato nel Regno Unito – un onore raro per un presidente americano – ha ribadito il suo legame con la famiglia reale britannica e in particolare con re Carlo, definito «un gentiluomo elegante» e «un simbolo positivo del Paese».
A Windsor tra salve di cannone e carrozze reali
Dopo una notte trascorsa a Winfield House, la residenza ufficiale dell’ambasciatore Usa a Regent’s Park, Trump si è spostato in elicottero al castello di Windsor, scelto al posto di Buckingham Palace – ancora in restauro e poco utilizzato da re Carlo, che vive stabilmente a Clarence House.
Ad accoglierlo, i principi William e Kate, incaricati delle presentazioni ufficiali con Carlo e Camilla, accompagnate da salve di cannone sparate dal prato del castello e dalla Torre di Londra.

È seguita una processione in carrozza nel parco reale, una Guardia d’Onore schierata per l’occasione e un pranzo ufficiale all’interno del castello. Successivamente, il presidente americano ha visitato la cappella di San Giorgio, dove ha deposto una corona di fiori sulla tomba della regina Elisabetta II, assistendo poi a un passaggio aereo della Royal Air Force, con le celebri Frecce Rosse.
In serata, banchetto di Stato con 160 invitati: presenti, oltre al premier britannico Keir Starmer, alcuni dei nomi più influenti della tecnologia mondiale, tra cui Jensen Huang (Nvidia), Sam Altman (OpenAI) e Satya Nadella (Microsoft). Il cuore della visita, infatti, riguarda accordi strategici tra USA e Regno Unito per oltre 35 miliardi di dollari, destinati a potenziare le infrastrutture digitali e tecnologiche del Paese.
Una visita blindata, proteste in arrivo e un’ombra che torna dal passato
La visita è avvenuta a porte chiuse, con misure di sicurezza altissime, nel tentativo di evitare manifestazioni e azioni di disturbo. Nonostante la discrezione, alcune proteste simboliche hanno già preso piede: una gigantografia di Trump insieme a Jeffrey Epstein è stata proiettata sulle mura esterne del castello di Windsor, con quattro arresti da parte delle autorità .
Altre manifestazioni di dissenso sono previste nel centro di Londra, mentre il presidente americano proseguirà la sua permanenza nel Regno Unito con un incontro a Chequers, la residenza di campagna del primo ministro, per un colloquio bilaterale con Starmer.
Tuttavia, a pesare sull’intera visita è l’ombra dello scandalo Epstein, che potrebbe tornare al centro della scena durante la conferenza stampa conclusiva, dove i giornalisti accreditati sono pronti a sollevare la questione. La reazione di Trump sarà osservata con attenzione: manterrà il controllo o risponderà a muso duro?
La visita del presidente tra sfarzo monarchico e interessi economici concreti.
Se da un lato la presenza di volti noti dell’industria tecnologica americana rafforza il profilo economico del viaggio, dall’altro lato le misure di sicurezza straordinarie e l’assenza del pubblico rivelano quanto il personaggio sia ancora divisivo a livello globale.
Il tentativo di riportare al centro la “special relationship” tra Regno Unito e Stati Uniti passa non solo per le strette di mano a Windsor, ma anche per le intese strategiche sui dati, sull’intelligenza artificiale e sulle infrastrutture digitali. Temi centrali nel nuovo equilibrio geopolitico dell’Occidente.
Ma questa passerella regale, accuratamente sceneggiata, potrebbe anche diventare un boomerang mediatico se le proteste riusciranno a bucare la cortina di silenzio imposta all’evento. In gioco non c’è solo la reputazione di Trump, ma anche la credibilità diplomatica dell’intera amministrazione americana in un’Europa che osserva, analizza e non dimentica.