Trump attacca l’Europa: “Sanzioni troppo deboli, stop al petrolio russo subito”

Nuove sanzioni

Arrivano nuove sanzioni per la Russia ma Trump non ci sta-ireporters.it

Franco Vallesi

16 Settembre 2025

Donald Trump critica l’Unione europea per la gestione della crisi russa e chiede misure più aggressive, compresi dazi contro la Cina.

L’ex presidente Usa torna a farsi sentire sul fronte geopolitico, accusando l’Europa di non fare abbastanza contro la Russia e rilanciando una linea dura anche nei confronti di Pechino.

Donald Trump ha alzato il tono delle sue dichiarazioni internazionali. A pochi mesi dalle elezioni americane del 2025, l’ex presidente degli Stati Uniti è tornato a colpire duramente l’Unione europea, accusandola di adottare misure “troppo deboli” contro la Russia. Secondo Trump, le sanzioni attualmente in vigore non stanno incidendo abbastanza sul comportamento del Cremlino, soprattutto finché alcuni Paesi europei continuano ad acquistare petrolio da Mosca.

Trump: “Serve un embargo totale e dazi anche contro la Cina”

Parlando con i giornalisti in un evento elettorale tenuto in Florida, Trump ha rilanciato una proposta che aveva già avanzato in passato: interrompere ogni forma di dipendenza energetica dalla Russia da parte dei Paesi membri della Nato. Per l’ex presidente, il vero nodo irrisolto della strategia europea è proprio la debolezza delle sanzioni nel settore energetico, che secondo lui “continuano a finanziare l’economia russa, rendendo inefficaci gli altri provvedimenti”.

Ma Trump è andato oltre: ha chiesto anche che l’Occidente imponga nuovi dazi commerciali alla Cina, accusata di sostenere indirettamente l’espansione russa tramite alleanze economiche e scambi tecnologici. Una presa di posizione che, a livello diplomatico, rischia di complicare ulteriormente gli equilibri già precari tra Washington, Bruxelles, Mosca e Pechino.

Trump e Putin
Trump e Putin. Fonte foto www.wikipedia.org-ireporters.it

Il tycoon ha anche sottolineato che, se fosse stato ancora presidente, “la guerra in Ucraina non sarebbe mai iniziata”, lasciando intendere che la sua politica di deterrenza avrebbe evitato il conflitto con la Russia. Dichiarazioni forti, che hanno diviso analisti e osservatori politici tra chi le considera pura propaganda e chi, invece, teme un ritorno a scenari di tensione economica globale.

Sullo sfondo, le elezioni americane e il ritorno al nazionalismo economico

Queste uscite di Trump si inseriscono in un contesto ben preciso: la campagna elettorale per il 2025, in cui l’ex presidente sta cercando di riconquistare l’elettorato repubblicano più conservatore e nazionalista. Il suo messaggio si rivolge a chi teme la perdita di influenza degli Stati Uniti sulla scena globale e chiede una politica estera più aggressiva, anche a costo di isolarsi dai tradizionali alleati europei.

Nel frattempo, l’Unione europea continua a discutere nuove misure restrittive nei confronti della Russia, ma la linea è tutt’altro che unitaria: Germania, Ungheria e Slovacchia continuano ad avere posizioni più caute, specie sulle forniture energetiche, mentre Polonia e Paesi baltici spingono per misure più incisive. Le parole di Trump rischiano quindi di aggiungere ulteriore pressione su Bruxelles, già alle prese con una crisi energetica latente e un’opinione pubblica sempre più divisa.

Non è la prima volta che Trump attacca la NATO e i suoi membri europei, accusandoli di non pagare abbastanza per la loro difesa e di “approfittarsi degli Stati Uniti”. Ora, il nodo delle sanzioni alla Russia e delle relazioni con la Cinarischia di diventare uno dei temi centrali del suo programma elettorale. Un ritorno alla politica del “prima l’America”, che potrebbe rimescolare ancora una volta gli equilibri mondiali.

A quasi tre anni dall’inizio del conflitto in Ucraina, l’efficacia delle sanzioni occidentali contro la Russia continua a essere oggetto di dibattito. Se da un lato hanno colpito duramente settori strategici come la finanza, l’export tecnologico e il comparto militare, dall’altro l’economia russa si è riorganizzata puntando su alleanze alternative con Cina, India, Iran e Paesi africani. Il commercio energetico, nonostante i divieti, resta la principale fonte di introiti per il Cremlino, grazie a triangolazioni che aggirano le restrizioni. In questo scenario, la richiesta di Trump di un embargo totale sul petrolio russo e una linea comune più dura riapre il dibattito sulla reale efficacia delle misure attuali e su quanto sia ancora lontana una strategia condivisa tra Stati Uniti ed Europa.

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