L’ex generale attacca dopo la scritta con impiccato a Jesi: “Mi riconosco minacciato dalla sinistra e dagli ‘antifà’”. Roberto Vannacci torna al centro delle polemiche con nuove accuse dopo il caso della scritta minatoria comparsa nelle Marche.
15 settembre 2025 – Mentre in Italia si tenta di raffreddare i toni politici accesi dai fatti di cronaca americani, il generale Roberto Vannacci riaccende il fuoco con parole che fanno discutere. «La violenza è di sinistra» ha scritto sui social, commentando una scritta minacciosa apparsa a Jesi, nelle Marche, dove si terrà un suo evento elettorale il 18 settembre.
Sullo sfondo, c’è la tragica uccisione negli Stati Uniti dell’attivista Charlie Kirk, sostenitore di Donald Trump, evento che ha avuto forti risonanze anche nel dibattito italiano. E mentre figure istituzionali come il ministro della Cultura Alessandro Giuli chiedono di abbassare i toni — «La situazione in Italia è diversa da quella americana» — Vannacci rilancia la polemica, denunciando quello che definisce un clima ostile alimentato da una certa area politica.
La scritta minatoria a Jesi e gli attacchi del passato
A far esplodere lo sfogo è stata una scritte apparsa su un muro di Jesi: il disegno del gioco dell’impiccato con la parola da indovinare chiaramente riconducibile a “Vannacci”. Il post dell’ex generale non ha lasciato spazio a interpretazioni: «A Jesi emerge lo spirito democratico di alcuni abitanti del posto. Non ho dubbi: sono di sinistra, e si riconoscono negli ‘antifà’».

Vannacci ha quindi ricordato altri episodi recenti, da Lucca, dove sono apparsi striscioni come «Vannacci attento, ancora fischia il vento» e «Vannacci fascista, sei il primo della lista», fino a una chat privata in cui sarebbe comparsa la parola «uccidiamolo», in riferimento al generale. Episodio che aveva coinvolto anche il giornalista Massimo Giannini, il quale si era immediatamente dissociato da ogni riferimento violento.
«La sinistra si dissocerà mai dall’antifascismo violento? Io me ne frego, fatevene una ragione», ha scritto il vicesegretario della Lega. Un messaggio forte, provocatorio, che ha spaccato anche il fronte del centrodestra.
Il centrodestra si divide: «Con questi toni non si vince»
Non tutti però approvano il linguaggio di Vannacci. Maurizio Lupi, leader di Noi moderati, ha dichiarato in un’intervista al Quotidiano Nazionale: «Quando lo sento usare un certo linguaggio che non condivido, dico che è sbagliato. Le parole non sono solo forma, ma sostanza».
Anche dentro Forza Italia c’è chi prende le distanze. Il segretario lombardo Alessandro Sorte, intervenuto alla Festa dei giovani del partito, ha commentato: «Con i toni di Vannacci non si vince né Milano né l’Italia». Un segnale chiaro che, nel tentativo di crescere nei consensi moderati, certe uscite rischiano di diventare un boomerang politico.
Intanto, la città di Jesi si prepara all’evento del 18 settembre con massima attenzione. Non si esclude un rafforzamento della sicurezza locale, vista la tensione mediatica e il dibattito sempre più acceso. Sullo sfondo, l’ombra della radicalizzazione verbale in politica torna a farsi minacciosa, e l’incrocio tra comunicazione e violenza diventa una questione non più rinviabile.
Intanto i toni si alzano
Maurizio Lupi, leader di Noi moderati, ha dichiarato che «le parole non sono solo forma, ma sostanza» e che certi linguaggi sono inaccettabili. Anche Alessandro Sorte, deputato di Forza Italia, ha espresso perplessità durante la Festa dei giovani del partito: «Con i toni di Vannacci non si vince né Milano né l’Italia». Segno che, mentre l’ex generale continua a rafforzare la sua posizione tra i sostenitori più radicali, una parte del centrodestra guarda con crescente disagio a questo stile comunicativo.
Anche sui social, il post ha generato migliaia di reazioni, divise tra chi difende l’ex militare come simbolo di libertà d’espressione e chi lo accusa di strumentalizzare ogni attacco per polarizzare ulteriormente il dibattito. L’uso di termini come “antifà” in senso denigratorio viene ritenuto da molti una forzatura pericolosa, che distorce il significato dell’antifascismo democratico sancito dalla Costituzione.
Intanto, a Jesi cresce l’attenzione. Il comizio del 18 settembre si terrà regolarmente, ma in un clima più teso del previsto. Non si esclude un rafforzamento della sicurezza.