Zanzare infette in Veneto: esplodono i casi di Dengue, Chikungunya e West Nile

Allarme West Nile e Dengue

Allarme West Nile e Dengue in Italia-ireporters.it

Franco Vallesi

18 Settembre 2025

In Italia aumentano i casi di malattie virali trasmesse da zanzare: preoccupano i focolai autoctoni, soprattutto in Veneto. Le arbovirosi non arrivano più solo dall’estero: si diffondono localmente e vanno riconosciute in fretta.

C’è un nemico invisibile che sta guadagnando terreno anche in Italia, e non serve viaggiare lontano per esserne colpiti. Chikungunya, Dengue e West Nile sono malattie virali trasmesse da zanzare che fino a pochi anni fa sembravano un’esclusiva di Asia, Africa o Sudamerica. Ora invece, complice il cambiamento climatico, la globalizzazione e l’aumento dei viaggi e delle merci, questi virus stanno diventando autoctoni: si trasmettono sul territorio nazionale, infettando persone che non hanno mai lasciato casa.

In Veneto, l’allerta è altissima: 46 casi di Chikungunya, tutti locali, sono stati registrati solo nella provincia di Verona. E non è l’unico virus sotto osservazione.

Veneto sotto sorveglianza: i numeri dell’emergenza arbovirosi nel 2025

Secondo gli ultimi dati diffusi dalla Regione Veneto, nel 2025 si sono già registrati 74 casi di West Nile (di cui 71 autoctoni), 23 casi di Dengue (22 autoctoni) e 57 infezioni da zecca. La novità più preoccupante è che queste infezioni non vengono più importate, ma si trasmettono localmente, suggerendo che l’ambiente sia ormai favorevole alla diffusione endemica di questi virus.

Le zanzare responsabili — in particolare zanzara tigre (Aedes albopictus) e Culex pipiens — sono diventate ormai stabili e attive anche in Italia, grazie a estati sempre più calde, umide e piovose, che prolungano la loro sopravvivenza e la finestra di trasmissione dei virus.

Virus tropicali
Crescono, soprattutto in Veneto, i casi di malattie tropicali trasmesse dalle zanzare-ireporters.it

Ma siamo di fronte a un nuovo rischio pandemia? No, risponde il professor Federico Gobbi, direttore scientifico dell’Irccs Sacro Cuore Don Calabria di Negrar. «Non c’è motivo di allarmarsi, ma serve consapevolezza. Proprio come per il Covid, dovremo imparare a convivere con le arbovirosi, aumentando le conoscenze tra i medici e la popolazione».

Come riconoscere i sintomi e agire subito per evitare la diffusione

Il rischio maggiore, sottolinea Gobbi, è non riconoscere i sintomi. La fase iniziale di queste infezioni è simile a una normale influenza: febbre alta, nausea, dolori articolari, cefalea, stanchezza, rash cutanei. Ma ogni virus ha caratteristiche specifiche e richiede comportamenti differenti.

Nel caso della West Nile, ad esempio, non serve isolamento: la zanzara Culex non si infetta da un paziente umano, ma solo da uccelli selvatici. Tuttavia, nei soggetti fragili, la forma neuroinvasiva può essere fatale nel 15-20% dei casi, come dimostrano i 39 decessi registrati in Italia da luglio a oggi su 582 casi.

Diverso è il caso della Chikungunya: se si risulta positivi, bisogna restare isolati per almeno cinque giorni. Il motivo? Se si viene nuovamente punti da una zanzara tigre, questa può infettarsi e trasmettere il virus ad altre persone. È così che nascono i focolai autoctoni. Per la Dengue, trasmessa sia dalla zanzara tigre sia dalla Aedes aegypti, l’isolamento non è obbligatorio, ma è comunque fondamentale una diagnosi precoce e il rispetto delle regole di disinfestazione.

Cosa può fare il cittadino: prevenzione e protezione individuale

La prevenzione gioca un ruolo chiave nella lotta contro le arbovirosi. Ogni anno a maggio, l’Istituto Zooprofilattico delle Venezie piazza 57 trappole per monitorare la popolazione di zanzare. I Comuni eseguono disinfestazioni nelle aree verdi pubbliche, ma il contributo dei cittadini è decisivo.

Chi vive in zone a rischio deve eliminare ristagni d’acqua da giardini e balconi, disinfestare gli spazi privati e proteggersi con zanzariere, zampironi e repellenti. Attenzione alla concentrazione dei prodotti: con un principio attivo al 5%, la copertura dura appena 30-60 minuti; con il 20% si estende a qualche ora, mentre con il 50% si arriva a 7-8 ore di protezione. Consigliati anche abiti chiari e a maniche lunghe, soprattutto al tramonto.

In caso di febbre improvvisa senza sintomi respiratori, è fondamentale consultare subito un medico o un pronto soccorso. Tuttavia, non tutti gli ospedali sono attrezzati per diagnosticare le arbovirosi, avverte Gobbi. Solo centri specializzati come quello di Negrar possono eseguire test specifici. «Servono investimenti per ampliare la capacità diagnostica, anche perché non esistono antivirali specifici, né vaccini per la popolazione generale».

Oggi il vaccino contro la Dengue è disponibile solo per i viaggiatori in aree ad alto rischio, mentre quello per Chikungunya è ancora in fase di sperimentazione. Per il West Nile, invece, esiste solo un vaccino veterinario destinato ai cavalli.

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