Mafia, assistente parlamentare calpesta Falcone e Borsellino. Morra: “Siamo in guerra”

Mafia, assistente parlamentare calpesta Falcone e Borsellino. Nicola Morra, presidente della Commissione parlamentare Antimafia: “Siamo in guerra”.

L’aeroporto di Palermo “Falcone e Borsellino” dovrebbe cambiare nome perché i due giudici sono vittime “di incidente di lavoro”. Poi “quello là, Falcone non era manco magistrato quando è stato amamzzato”. L’audio choc è di Antonello Nicosia, ex assistente parlamentare arrestato per associazione mafiosa in una operazione del Ros dei carabinieri e dalla gdf di Palermo, coordinata dalla Dda del capoluogo siciliano. L’uomo, che viene ritenuto dagli inquirenti organico alla famiglia mafiosa di Sciacca, usava le visite in carcere da assistente parlamentare per portare e ricevere messaggi dai boss reclusi.

Quando leggi queste notizie ti domandi fino a che punto arrivi l’intelligenza diabolica degli uomini di Mafia. Far uscire dal carcere i pizzini degli uomini di Matteo Messina Denaro era il suo compito, che svolgeva diligentemente, essendo collaboratore di una parlamentare che spesso si recava negli istituti di pena. Ed adesso siamo impegnati, attendendo le motivazioni della Consulta, a modificare la norma sull’ergastolo ostativo. Se siamo in guerra, e parecchi dei nostri non lo intendono. Non aggiungo altro“. Così su Facebook il presidente della Commissione antimafia, Nicola Morra.

L’indagine

Antonello Nicosia, esponente Radicale definiva il boss Matteo Messina Denaro «il nostro Primo ministro». Non sapendo di essere intercettato, Antonello Nicosia, l’esponente Radicale fermato per associazione mafiosa, parlava della Primula rossa di Cosa nostra come del suo premier. Al telefono discuteva animatamente del padrino di Castelvetrano. E invitava il suo interlocutore parlare con cautela di Messina Denaro. «Non devi parlare a matula (a vanvera, ndr)», diceva. Secondo la Procura di Palermo Antonello Nicosia avrebbe fatto da tramite tra capimafia, alcuni dei quali al 41 bis, e i clan. Nicosia ha accompagnato la deputata Pina Occhionero (ex «Liberi e Uguali» e di recente passata a «Italia Viva» che risulta estranea alla vicenda) in alcune ispezioni all’interno delle carceri siciliane: durante quelle visite i boss avrebbero affidato all’assistente della parlamentare dei messaggi da recapitare all’esterno. La Procura di Palermo nell’operazione Passepartout ha fermato 5 persone accusate a vario titolo di associazione mafiosa e favoreggiamento. In carcere, tra gli altri, è finito il capomafia di Sciacca Accursio Dimino.

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